JESI «Pulizia inesistente, raccolta rifiuti né funzionale né funzionante. La presenza di piccioni un problema ormai al limite del pericolo sanitario. Occorrono controlli su chi utilizza i parcheggi riservati ai residenti: la sosta indiscriminata può mettere a rischio anche la sicurezza». Sono alcune delle segnalazioni e delle richieste che il Comitato abitanti centro storico, con la presidente Francesca Anibaldi, invia all’amministrazione Fiordelmondo, cui chiede un incontro.
La protesta
«Esiste un progetto che possa rilanciare il centro?» chiedono i residenti della parte più antica della città, che puntano il dito contro le problematiche, dal decoro alla convivenza con la movida, dai parcheggi agli interventi di cui da anni si attende la conclusione, come quello Erap delle ex Carceri. E poi la richiesta di recuperare pienamente alla pubblica fruibilità e rilanciare alcuni dei tanti contenitori in abbandono o non completamente sfruttati nell’orbita del centro. «Il vecchio ospedale su Corso Matteotti – li elencano i residenti – il Mercato delle Erbe, Palazzo Carotti, Palazzo Santoni, il complesso Mestica, il Teatro Moriconi. Il “Cantinone” di Via San Marino, che potrebbe anche essere utilizzato, con un adeguato intervento di recupero, come un centro di aggregazione. Il centro storico è l’unica zona della città dove non è presente una struttura di ritrovo per giovani ed anziani, esistente invece in tutti gli altri quartieri».
Gli abitanti reclamano inoltre «controlli e regole per i fine settimana della movida, per far convivere divertimento e socialità con il diritto dei residenti al riposo e alla sicurezza.
I parcheggi
Attenzione poi a parcheggi: «Piazza Baccio Pontelli rientri tutta in Ztl – è la richiesta – e si eseguano controlli sui parcheggi riservati, ripristinando una modalità di riconoscimento, da esporre per chi ha il permesso. Occorre un progetto generale per i parcheggi e viabilità all’interno e a ridosso del centro». Altri punti toccati, la richiesta di agevolazioni per chi va ad abitare in centro e per le ristrutturazioni, per evitare una «desertificazione abitativa della parte medievale più antica».