Chi percepisce il reddito di cittadinanza ora farà attività di pubblica utilità

Chi percepisce il reddito di cittadinanza ora farà attività di pubblica utilità
Chi percepisce il reddito di cittadinanza ora farà attività di pubblica utilità ​
di Fabrizio Romagnoli
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Venerdì 2 Ottobre 2020, 02:00

JESI  - Attività di pubblica utilità per i 411 percettori jesini del reddito di cittadinanza. La Giunta ha dato il via libera alla progettazione di tale iniziativa: fra le otto e le sedici ore settimanali l’impegno che dai Comuni può essere richiesto a chi usufruisce della misura di contrasto alla povertà varata dal primo governo Conte nel 2019.

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Oltre ai 411 che già godono del beneficio, sono altri 65 i cittadini di Jesi che ne hanno fatto richiesta e che sono attualmente in attesa della verifica e del controllo della sussistenza dei requisiti richiesti da parte dell’Asp Ambito 9.

Ciascuno di loro potrà essere chiamato ad esempio a svolgere piccoli lavori di pulizia di aree e spazi pubblici oppure attività di portineria in edifici aperti al pubblico. Ma anche altro: saranno ora dirigenti e uffici comunali a dover individuare e predisporre concretamente i Puc- ovvero progetti utili alla collettività- ai quali quanti percepiscono il reddito saranno chiamati a prendere parte: ogni beneficiario è tenuto appunto ad un impegno di almeno 8 ore settimanali e fino ad un massimo di 16. I progetti – sulla base di quanto disposto dal Ministero- fanno capo per titolarità e monitoraggio del loro svolgimento ai Comuni e dovranno riguardare gli ambiti sociale, culturale, artistico, ambientale, formativo, tutela di beni comuni ed altre attività di interesse generale.

«Sono da intendersi – spiega il Comune di Jesi- come attività di restituzione sociale per coloro che ricevono il beneficio del reddito di cittadinanza e rappresentano, al tempo stesso, una occasione di inclusione e di crescita sia per gli stessi beneficiari che per la collettività». Il tutto sarà gestito e coordinato sul territorio fra Comune di Jesi e Asp Ambito 9. Nessuna sostituzione di quello che dovrebbe altrimenti essere un vero e proprio rapporto di lavoro. «Tali attività – si specifica da piazza Indipendenza- devono intendersi complementari, a supporto e integrazione rispetto a quelle ordinariamente svolte dagli uffici dell’ente e non sono allo stesso tempo sostitutive di quelle affidate esternamente e hanno un carattere necessariamente temporaneo. Vanno dunque intese non come assimilabili a quelle di lavoro subordinato».

Saranno i dirigenti a dovere individuare il contenuto dei progetti, sulla base di bisogni e esigenze della comunità e tenuto conto anche delle opportunità che la partecipazione potrebbe offrire in termini di crescita alle persone coinvolte. Al primo apparire del reddito di cittadinanza, l’iniziale stima dell’Azienda Servizi alla Persona aveva calcolato che sarebbero potute risultare fra le 500 e le 600 le persone che avrebbero potuto farvi ricorso nel complesso dei 21 comuni dell’Ambito 9.

In tema di povertà, erano allora 1.300 - numeri pre-Covid- i cittadini che a vario titolo ricevevano sostegno contro il disagio economico in città. 

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