JESI - Il Covid-19 aggredisce uno jesino 50enne non vaccinato. Si è sentito male a casa manifestando difficoltà respiratorie tipiche da polmonite causata dall’infezione da Cov-Sars 19 e, sottoposto a tampone dai sanitari, è risultato positivo. L’allarme è scattato ieri mattina. E’ stato trasportato al Pronto soccorso del Carlo Urbani dove, in isolamento per non contagiare gli altri pazienti ricoverati, è stato sottoposto ad ossigeno terapia.
Le sue condizioni per fortuna non sono critiche, non è stato necessario mettergli il casco per la ventilazione artificiale, ma viene costantemente monitorato. Appena possibile, sarà trasferito in uno dei reparti Covid a disposizione nell’area dell’Asur Marche: o al reparto di Malattie Infettive dell’ospedale regionale di Torrette, o a Pesaro o Fermo. Reparti che sono pieni, il turn-over dei posti letto deve attendere le prime dimissioni, tra oggi e domani.
E se sul territorio comunale di Jesi - 39.579 abitanti - si contano 42 positivi e 136 quarantene in base ai dati del Gores Marche, la scelta della direzione sanitaria dell’ospedale Urbani è stata quella di non riaprire le Coviderie nel nosocomio. «Per il momento, essendovi un afflusso di pazienti positivi piuttosto contenuto soprattutto grazie al contrasto alla diffusione del virus esercitato dai vaccini - spiega il direttore dell’Unità operativa Pronto soccorso di Jesi dottor Mario Càroli - cercheremo di non riaprire i reparti Covid, per evitare il sovraffollamento che si è verificato finora durante queste due ondate di pandemia.
E resta stazionaria, sotto controllo, la situazione alla Casa di riposo Villa Celeste di Rosora, dopo il cluster scoppiato la scorsa settimana. Cinquanta ospiti e tutti gli infermieri contagiati. Una situazione di criticità che ha fatto registrare cinque decessi di anziani. Si attende l’esito dei tamponi molecolari cui sono stati sottoposti in venti, tra ospiti e personale. Già si sono negativizzate cinque persone, tra cui il direttore stesso della Casa di riposo. Costante la presenza in struttura dei medici e infermieri dell’Usca, che garantiscono la necessaria assistenza socio-sanitaria agli ospiti. Intanto migliorano gli anziani: 30 positivi sono ancora in struttura, dodici di loro si stanno sottoponendo alla terapia monoclonale, in sei all’ossigeno terapia ma a bassi flussi, gli altri alla sola terapia antibiotica.