Nonna Irma è più forte del Covid e riesce a battere il virus a 103 anni: una storia tutta da raccontare

Nonna Irma è più forte del Covid e riesce a battere il virus a 103 anni: una storia tutta da raccontare
Nonna Irma è più forte del Covid e riesce a battere il virus a 103 anni: una storia tutta da raccontare
di Talita Frezzi
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Giovedì 17 Dicembre 2020, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 09:58

MONTE ROBERTO  - Ha vissuto la I e la II guerra mondiale, l’epidemia di Spagnola e ora anche la pandemia Covid. Più forte di tutto anche del tempo. Una nonnina di 103 anni, contagiata insieme a tutta la sua famiglia – il figlio, la nuora e il nipote – è riuscita, con tempra da leonessa e l’amore incondizionato di chi le stava accanto, a superare anche questa terribile prova. Siamo a casa Piccioni, dove comanda sempre lei, nonna Irma Archetti classe inossidabile 1917. Il figlio Vincenzo Piccioni (80 anni) con la moglie Maria Luisa (71) la accontentano con reverenziale gentilezza e ammirazione, ancora di più adesso che ha sconfitto il nemico di tutti.

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«In realtà avevo più paura di tutti per nonna Irma – racconta il nipote, Gianluca Piccioni 48 anni, dipendente pubblico – invece ha la tempra della regina Elisabetta, indistruttibile.

Grande nonna!». Il Covid si è insinuato a casa Piccioni in modo subdolo: il primo a manifestare i sintomi è stato il nipote, che sebbene abiti a Castelbellino con la sua famiglia, andava spesso a visitare i genitori e la nonna per fare loro assistenza (la mamma è allettata per una frattura). «I primi sintomi il 28 ottobre, il 30 il tampone positivo - spiega - i miei genitori hanno iniziato ad avere la sintomatologia classica della polmonite da Covid il 3 novembre, il tampone effettuato il 6 ha dato esito positivo. Nonna, che già soffre di pluripatologie, ha fatto il tampone il 5 novembre risultando positiva. Il guaio era che così nessuno andava a fare loro assistenza, che però era necessaria. Allora mi sono trasferito a casa loro, per trascorrere lì la quarantena. E’ stato un inferno». Un’intera famiglia nella morsa del virus. «Il nostro medico mi aveva consigliato di ricoverarli tutti e tre ma io non ho voluto – ammette Gianluca – Ho deciso di pensarci io. Con l’aiuto del medico di base e l’attivazione dell’Unità speciale di continuità assistenziale siamo riusciti a ottenere un piano terapeutico di ossigeno terapia a domicilio. Devo ringraziare di cuore tutti, ci sono stati molto vicini e sempre presenti. Nonna grazie a una terapia di cortisone, eparina e ossigeno in poco tempo aveva il livello di saturazione normale. Alla fine ci siamo negativizzati tutti: io il 20 novembre, i miei genitori il 27 e nonna il 7 dicembre. Sono uscito da casa loro per tornare alla mia vita e al mio lavoro l’8 dicembre, una rinascita». 

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