Jesi, no al conguaglio chiesto del Comune: ora il giudice dà ragione a 112 famiglie

Jesi, no al conguaglio chiesto del Comune: ora il giudice dà ragione a 112 famiglie
Jesi, no al conguaglio chiesto del Comune: ora il giudice dà ragione a 112 famiglie
di Fabrizio Romagnoli
3 Minuti di Lettura
Sabato 12 Novembre 2022, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 15:18

JESI- Si conclude, almeno per ora, per 112 famiglie una vicenda lunga decenni, legata all’edificazione delle aree in zona ex Piccitù, nelle immediate adiacenze di via Fausto Coppi. Al Comune di Jesi, che più di vent’anni fa riteneva di dover incassare oltre un miliardo e 600milioni delle vecchie lire, e aveva dunque chiesto a ciascuna di loro in media poco più di 4 milioni delle stesse, non devono versare nulla. Anzi, è il Comune a dover corrispondere loro 15mila euro complessivi da dividere fra tutte, oltre a Iva e spese.

La sentenza

Quelle somme richieste a conguaglio, alle 112 famiglie, di quanto pagato per le aree dove sono sorte le loro abitazioni non sono dovute.

Lo ha confermato, giovedì scorso, la Corte di Appello di Ancona, ribadendo quanto con sentenza già aveva detto in merito il Tribunale nel settembre di tre anni fa: anche il giudice di primo grado aveva respinto la richiesta del Comune dichiarando che nulla gli spettava. Oggi l’esito del secondo grado, con condanna del Comune al pagamento in favore delle 112 famiglie coinvolte, assistite dagli avvocati Stefano Serrini e Paolo Mocchegiani. Erano in realtà 400 i nuclei familiari interessati dalla vicenda ai suoi albori. Ma nel corso degli anni, 288 di questi hanno deciso di accordarsi e di dire sì alla transazione che il Comune di Jesi gli ha proposto.

La tesi

Ma se il Comune pensava, nel 2000 quando si avviò il contenzioso, di dover incassare l’equivalente di oltre 856mila euro totali dalle 400 famiglie cui si era rivolto, oggi la sentenza dichiara che deve rinunciare anche al residuo potenziale ancora in ballo. Con qualche decina di migliaia di euro da corrispondere invece a chi ha resistito in giudizio. «La sentenza – dicono i legali Serrini e Mocchegiani - dopo un contenzioso ultraventennale ha accolto integralmente la tesi della difesa dei titolari del diritto di superficie appellati». Questi erano nel 1983 i soci delle Cooperative cui il Comune, sulla base di diverse convenzioni stipulate nell’ambito del progetto di edilizia economica e popolare approvato dal Consiglio, aveva ceduto terreni in precedenza espropriati. Il prezzo di cessione prevedeva la clausola “salvo conguaglio” dato che, in parte determinato, per il resto lo si sarebbe dovuto determinare sulla base di quanto poi il Comune avrebbe corrisposto ai soggetti espropriati.

Il corrispettivo

E nel 2000 il Comune aveva ingiunto agli assegnatari degli alloggi realizzati di pagare, appunto a conguaglio del corrispettivo di assegnazione delle aree, una somma pari a 1 miliardo 657 milioni e 239mila lire. Al cambio, 856mila euro. «Si sviluppava in tal modo – dicono gli avvocati Serrini e Mocchegiani - un ampio contenzioso che inizialmente riguardava 400 famiglie, delle quali successivamente 288 aderivano alla transazione proposta dall’Amministrazione comunale». Per le restanti 112, proprietari in diritto di superficie e in diritto di proprietà, iniziava una lunga fase giudiziale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA