JESI - Morì per colpa di un investimento o per le conseguenze di un ictus? Dovrà stabilirlo il giudice Francesca Grassi nell’ambito del processo che vede una 68enne jesina imputata del reato di omicidio stradale aggravato. Il 23 febbraio 2017, mentre alla guida della sua Fiat Panda usciva da un parcheggio, all’incrocio tra via Musone e via Minonna, a Jesi, travolse l’88enne Olivo Romiti che stava attraversando la strada. Subito si fermò, scese e lo trovo steso a terra, con un piede schiacciato dalla ruota anteriore.
L’anziano, soccorso dal 118, sarebbe morto il successivo 18 marzo nell’istituto di cura in cui era ricoverato in lungodegenza a causa di una setticemia provocata da una frattura al femore per la quale non fu sottoposto ad intervento chirurgico, giudicato troppo rischioso.
La difesa, però, sostiene che a provocare le lesioni, da cui è scaturito il decesso, non sarebbe stato l’urto con l’auto, bensì un malore improvviso: l’anziano sarebbe stato colpito da un ictus ischemico mentre passeggiava sotto casa e la conseguente paresi avrebbe determinato il cedimento della gamba , la caduta, la frattura del femore e un trauma cranico. Una versione, questa, confermata ieri nell’udienza al tribunale di Ancona dal medico del Pronto soccorso di Jesi e dal neurologo che visitarono l’88enne dopo l’incidente, ma anche da un altro specialista che aveva fatto da consulente per la difesa, rappresentata dall’avvocato Marco Fioretti.
L’autopsia, d’altronde, ha confermato il nesso di causalità tra l’incidente e la morte, ma non ha sciolto i dubbi sulle ragioni della caduta. La sentenza è attesa per il prossimo 12 settembre.
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