Le false griffe arrivano dalla Cina dopo l'ordine su Instagram: retata Finanza, 1.400 compratori nei guai

Le false griffe arrivano dalla Cina dopo l'ordine su Instagram: retata Finanza, 1.400 compratori nei guai
Le false griffe arrivano dalla Cina dopo l'ordine su Instagram: retata Finanza, 1.400 compratori nei guai
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Sabato 9 Aprile 2022, 09:04

JESI - Le false griffe arrivano dalla Cina dopo l'ordine su Instagram: retata Finanza, 1.400 compratori nei guai. L'operazione "Fake shopping", condotta dai militari della Compagnia Guardia di Finanza di Jesi,  ha permesso di individuare e sanzionare oltre millequattrocento persone che pensavano di acquistare illecitamente dalle loro abitazioni e uffici, senza incorrere nelle previste sanzioni, capi di abbigliamento di lusso contraffatti, di importanti marchi quali Louis Vuitton, Gucci, Chanel, Christian Dior, Hermes, Alexander McQueen, Dolce & Gabbana, Valentino, Stella McCartney, Christian Louboutin, Yves Saint Laurent.

I finanzieri hanno scandagliato “Instagram”, dove diversi soggetti facenti capo a una stessa organizzazione, offrivano su alcuni profili un vasto campionario di prodotti di alta gamma, quali calzature, borse, accessori, capi di abbigliamento, che invece di costare centinaia o migliaia di euro venivano offerti a prezzi sensibilmente più bassi, in quanto si trattava di beni con marchi contraffatti, sebbene molto simili agli originali. Durante le successive investigazioni, coordinate dalla Procura della Repubblica di Ancona, le Fiamme Gialle sono dapprima riuscite a individuare un’abitazione sita nel Comune di Cupramontana (An), ove una donna ventisettenne, ufficialmente non occupata e convivente con i propri genitori, aveva costituito la base delle proprie attività illecite.

A seguito di attività di perquisizione, su delega dell’Autorità Giudiziaria, nei citati locali riuscivano a sequestrare uno smartphone e due hard disk contenenti migliaia di file, relativi alle vendite illecite, oltre ad un'agenda contenente i dati degli ordini.

Grazie al minuzioso esame del materiale informatico e della documentazione acquisita, oltre ai contestuali accertamenti bancari, è stato possibile risalire alle dinamiche e ai flussi delle vendite, alle modalità di ordine e pagamento, oltre che all’origine della merce contraffatta.

Nel dettaglio, è stato accertato che i potenziali clienti, dopo aver visonato, come detto, sui canali Instagram i prodotti privi di marchio, avevano successivi contatti con i venditori attraverso la messaggistica Instagram e Whatsapp, durante i quali venivano svelati la vera natura dei prodotti di lusso contraffatti e i relativi prezzi d’acquisto, di gran lunga inferiori agli originali.

Una volta scelto il prodotto, il cliente procedeva al pagamento in forma anticipata, prevalentemente mediante accredito su carte Postepay, sotto forma di ricarica o di bonifico, con successiva consegna tramite corriere espresso con spedizione dall’Estremo Oriente.

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