Dal centro alla stazione 24 case squillo
La mappa del sesso a pagamento

Dal centro alla stazione 24 case squillo La mappa del sesso a pagamento
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Sabato 20 Ottobre 2018, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 19:46
JESI - Cinquanta sfumature di eros. Anche Jesi non è esente da un fenomeno sempre più dilagante come quello della prostituzione nelle alcove a luci rosse. Un esercito di lucciole, giovanissime ma anche signore mature, non solo straniere ma anche insospettabili professioniste o casalinghe italiane, si concedono a lascivi incontri piccanti promettendo ogni tipo di prestazione. 

 

Audaci e pronte a soddisfare ogni peccaminoso vizietto. Giochini con i sex toys, pratiche erotiche, bondage, scambi di coppia, sadomaso, sottomissione, zentai (il sesso in maschera), sesso a tre. A regalare piacere ed eccitazione - regalare si fa per dire, perché i prezzi variano in base alle prestazioni e oscillano dalle 40 euro anche a cifre a due zeri per le richieste più particolari - sono lucciole italiane, sudamericane, nigeriane e africane, ucraine, polacche e russe, romene ma anche giapponesi e cinesi. Quando cala il tramonto e la città svela il suo volto proibito, esercitano in alcove ricavate in insospettabili palazzi, spesso monolocali o appartamenti dei quali destinano una stanza al sesso a pagamento. Da un’inchiesta condotta dalla Squadra mobile di Ancona sul fenomeno della prostituzione a Jesi, emerge un sottobosco dell’eros con 24 case di piacere, per lo più tra i vecchi palazzi del centro storico e la parte più a sud verso la stazione ferroviaria. 

Il viaggio nella città proibita, quella conosciuta anche nel resto delle Marche come la piccola Amsterdam per i suoi quartieri a luci rosse, inizia nei vicoli del centro storico da via Del Forno e vicolo delle Viole per scendere sempre più verso Porta Valle, via Mazzini e via San Giuseppe. Nel campo Boario, negli appartamentini dell’eros di via Artigiani esercitano anche due viado brasiliani. Le nigeriane e africane imperano in via Gallodoro, via Imbriani e del Prato.
Sono giovanissime, qualcuno vocifera che siano minorenni, ma è difficile dirlo strizzate in abiti succinti e veloci nello scivolare dietro i portoni. Nel largo Grammercato, in via Misa, Fiume ed Esino esercitano le orientali, che spesso abbordano i loro clienti in bar e supermercati della zona. Viale Trieste è diviso tra squillo sudamericane e ucraine, rumene e polacche. Le russe, orfane del blitz dei Carabinieri di qualche anno fa negli appartamentini di via Mazzoleni, si sono spostate in via Roma, via Orientali mentre le romene in via XX Settembre e Mazzini. Le africane regalano piacere a San Giuseppe e via Marconi. Le italiane, le insospettabili, sono anche in quartieri come via Gramsci e piazza Oberdan. Sono quelle dei sex toys, dei video hard, delle chat erotiche e degli strip in webcam, quelle del sesso a finestre aperte magari di giorno o addirittura sul balcone, perché far sentire le proprie voglie al dirimpettaio è il richiamo più esplicito al piacere proibito. 

La strada – il parcheggio della stazione ferroviaria, piazzale dei Partigiani, porta Valle, via IV Novembre, largo Grammercato – è rimasto per le rom (che dissimulano, battendo il marciapiede in jeans e scarpe da tennis e non più in ampie vesti con niente sotto) e per le nigeriane a caccia di pensionati da “spennare”. Si vedono girare a 10km orari in macchina con sguardo fiacco ma in esplorazione, in cerca di quella compagnia clandestina, che per 5 euro regala loro “panorami” hard o piaceri di pochi secondi.
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