Corruzione e abuso al teatro di Torino. Indagato anche il manager Graziosi: «Sono sicuro di me»

William Graziosi
William Graziosi
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Giovedì 4 Marzo 2021, 10:15

JESI  - Corruzione, concussione, traffico di influenze, turbativa d’asta e turbata libertà di scelta del contraente. Sono i reati contestati, a vario titolo, a 5 persone nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza sulla gestione del Teatro Regio di Torino. Tra loro, l’ex sovrintendente del Regio e manager dello spettacolo William Graziosi, per 18 anni direttore della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi.

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L’indagine della Procura di Torino è sfociata ieri nell’avviso di chiusura indagini a carico del manager 60enne e di altri 4 soggetti: Roberto Guenno, ex corista e responsabile innovazione e sviluppo del teatro torinese, due imprenditori (uno milanese, l’altra residente in Svizzera) e un manager veronese di artisti e cantanti.

Numerosi sono gli episodi finiti nel mirino del pm Elisa Buffa, dalle pressioni indebite all’affidamento irregolare di appalti e di incarichi. Nel maggio 2020 i finanzieri torinesi avevano eseguito diverse perquisizioni in più regioni nell’ambito dell’operazione “Spartito” e, con i colleghi di Ancona, avevano fatto visita anche nell’abitazione di Graziosi a Monte Roberto. 


Al 60enne, dal maggio 2018 al luglio 2019 sovrintendente del Regio su nomina della sindaca Appendino, sono contestati i reati di corruzione e abuso d’ufficio perché, secondo gli investigatori, avrebbe favorito la scritturazione di artisti presentati da un’agenzia teatrale svizzera, che in poco tempo avrebbe triplicato il fatturato. Quanto a Guenno, si sarebbe attivato per favorire la nomina di Graziosi a sovrintendente del Regio, in cambio di un avanzamento di carriera: l’ex corista è accusato anche di turbativa d’asta perché, secondo gli inquirenti, avrebbe favorito in un bando per il servizio di marketing una società milanese, in accordo con il titolare. Gara che, però, non è andata a buon fine. Grasiozi, che sarebbe stato accusato da due lettere anonime, si dice tranquillo: «Sono sicuro di me, ma parlerò nelle sedi opportune quando leggerò gli atti - spiega - perché ancora non conosco la vicenda e devo capire dove sono finito». 

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