Coda fin dall’alba al cimitero per le visite ai defunti

Coda fin dall’alba al cimitero per le visite ai defunti
Coda fin dall’alba al cimitero per le visite ai defunti
di Talita Frezzi
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Martedì 5 Maggio 2020, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 09:31

JESI  - Scatta la fase 2  pronti a uscire di casa, un po’ come Fantozzi e colleghi all’uscita dal lavoro, ieri gli effetti del decreto si avvertivano nitidamente per strada. E’ tornato il traffico, sono tornati i ciclisti a frotte, assiepati per pedalare verso il lungomare e per le strade periferiche, suscitando lo sdegno social di tanti che inneggiano al buon senso. Hanno riaperto i cimiteri e alcune attività commerciali come i bar. 

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Ma il centro è pressoché vuoto, anche se ieri senza campanelle e senza festa, era il patrono San Floriano. Ma non è per tutti questa fase 2. «Da non credere – dice Omar Carlin, coordinatore dei servizi cimiteriali per la cooperativa Futura – già stamattina alle 7 (ieri per chi legge, ndr.) c’era una lunga fila davanti ai cancelli ancora chiusi per entrare a far visita alle tombe dei propri cari. Ed è stato un continuo, saranno venute nella sola mattinata a dir poco 500 persone, che si sono riversate sia davanti alle tombe che a passeggiare tra le varie aree del camposanto, facendo capannello con conoscenti e amici. Si sono create inevitabilmente delle situazioni di incontro, chiacchiere e di assembramento»

 prima settimana - aggiunge Carlin - poi dovrò scrivere al sindaco per comunicare quanto emerso e le valutazioni finali spetteranno al Comune, se aprire con modalità contingentate o disporre nuove misure precauzionali». Ma c’è di più: nei giorni scorsi, quando il camposanto era ancora chiuso, ignoti si sono introdotti all’interno scavalcando o forzando i cancelli per andare a correre tra le tombe a terra, evitando così controlli e multe. 
Attivo già dal 6 aprile il “Caffè Saccaria” di corso Matteotti, attività storica del centro che oltre alla torrefazione del caffè offre anche prodotti dolciari e liquori, tanto da rientrare nella categoria degli “alimentari di prossimità”. «Siamo stati aperti perché ci era permesso – dice Alessia Ulisse – ma la gente era davvero poca e spaventata. Oggi (ieri, ndr) c’è stato più movimento, perché le persone hanno voglia di un buon caffè che però devono consumare da asporto e all’esterno».

Regole stringenti che fanno scuotere la testa e gettare la spugna, almeno per il momento, anche a uno tosto come Mirko Martelli, il titolare del Caffè del Teatro di piazza della Repubblica. «Il 6 maggio dovevamo fare una grande festa per i 20 anni del Caffè – racconta Mirko – ma non si farà, anzi sebbene oggi potrei riaprire non lo faccio. Con queste regole è impensabile e i costi sono troppo alti in rapporto alla possibilità di guadagno. Rimandiamo la festa a quando sarà possibile, perché è un evento importante per la storia del Caffè del teatro e non ci rinuncio. Potrei fare dei cocktail e aperitivi a domicilio, portare le bottiglie di vino, ma quanto dovrebbero costare di più? No, non sarebbe onesto per i clienti. Preferisco spiegare come si fa in casa quel cocktail con ingredienti presi al supermercato, poi il primo giugno riapriremo e speriamo che le cose si siano sistemate nel frattempo».

Chi non molla e resiste dal 1800 è la Drogheria Copparoni, a metà di corso Matteotti, altra istituzione jesina. L’attività c’era dalla fine del 1800, poi Dario Copparoni iniziò a lavorarci come garzone-commesso-aiuto venditore dal 1942. Poi ne è diventato il titolare. 
«Adesso ci sono io – dice il figlio del compianto Dario, Marco Copparoni – che porto avanti l’attività con mio figlio Lorenzo, la terza generazione.

Resistiamo. Abbiamo tenuto sempre aperto e garantito le consegne della spesa a domicilio specie ai clienti più anziani. Nelle scorse settimane davvero poca gente, oggi (ieri, ndr) si è vista una ripresa. Ma c’è il disagio dell’ingresso uno alla volta, dei tempi più lunghi per servire il cliente e magari la gente si stanca a far la fila all’esterno e se ne va. Abbiamo registrato una perdita di una metà della clientela solita e abbiamo molte rimanenze dei dolci e prodotti pasquali. Ma considerate le circostanze, pazienza». 

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