Jesi, «aiutateci, se non troviamo una casa perdiamo i figli»

Il municipio di Jesi
Il municipio di Jesi
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Sabato 26 Ottobre 2019, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 09:17
JESI - «Sono disperato, aiutatemi. Non voglio l’elemosina, ma solo un lavoro per guadagnarmi da vivere, o rischio di perdere i figli». E’ il grido di aiuto di Giuseppe Storari, 64 anni jesino. Vive insieme alla moglie di 42 e ai loro bambini di 9 e 13 anni in un’abitazione in zona Piandelmedico, una situazione precaria. Per lunedì è programmato lo sfratto esecutivo, perché non riesce a far fronte all’affitto, anche se i Servizi sociali del Comune, mediando con il proprietario, dovrebbero aver strappato una proroga. Ci parla della sua emergenza lavoro e della paura di perdere la cosa più preziosa, i suoi due bambini. 

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«Non lavoro da molti anni – ci racconta – prima avevo l’aiuto di mia madre, che purtroppo è venuta a mancare mercoledì per una grave malattia. Viviamo con pochissimo, ma non riusciamo più ad andare avanti, né a pagare l’affitto di casa. Vogliono sfrattarci. Le assistenti sociali ci hanno invitato a trovare un’altra casa, una situazione migliore e più stabile per i figli, perché dove stiamo adesso ci piove dentro e l’edificio è fatiscente... ma non trovo nulla di economico e non trovo un lavoro».

Storari, un passato da rappresentante di mobili, poi carrellista e autista chiede e aiuto e attenzione, per la sua famiglia soprattutto. I servizi sociali del Comune da tempo si sono messi a disposizione per aiutarlo, dapprima proponendo un sostegno economico a fronte di un alloggio proprio, poi mettendogli a disposizione un alloggio sociale fuori Jesi, servito da mezzi pubblici. Poi i pacchi con generi di prima necessità per la famiglia e un lavoro a tempo determinato che però non avrebbe rinnovato.

«I servizi sociali sono sempre a disposizione delle persone in difficoltà – spiega l’assessore Maria Luisa Quaglieri – stiamo per riaprire la graduatoria degli alloggi di emergenza, che spero possa essere una buona soluzione per Storari come per altri indigenti. Comprendiamo le sue difficoltà, al momento percepisce il reddito di cittadinanza e una piccola pensione di invalidità. Abbiamo anche incontrato la Caritas per parlare della sua situazione. E siamo riusciti a sensibilizzare il padrone di casa e posticipare lo sfratto. Abbiamo trovato una serie di soluzioni per lui, ma ci deve essere partecipazione, perché i servizi sociali servono a fare percorsi di vita futuri».
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