Ancona, i​n trecento si vestono
all’emporio della Caritas

Ancona, i n trecento si vestono all’emporio della Caritas
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Giovedì 18 Luglio 2019, 02:00
ANCONA -  “Dona un abito, non un rifiuto” è lo slogan della campagna di comunicazione relativa a Vestilbene, l’emporio del vestire solidale di Ancona, gestito dall’associazione di Solidarietà SS. Annunziata Onlus, braccio operativo della Caritas, e reso possibile grazie a un finanziamento della Fondazione Cariverona. L’emporio che, si trova presso il Centro Giovanni Paolo II in via Podesti 12, è un vero e proprio negozio di abbigliamento, riservato a persone e famiglie in difficoltà, residenti in città o senza fissa dimora che, munite di una tessera a punti, possono scegliere gli abiti di cui hanno bisogno, secondo una programmazione stagionale. Inaugurato a dicembre, fino ad oggi si è preso cura di circa 300 persone e per continuare il proprio servizio ha bisogno di abiti nuovi o usati in buono stato.

Da qui la necessità di avviare una campagna di sensibilizzazione, per accompagnare la cittadinanza verso una maggiore consapevolezza del dono. Il visual della campagna vede la presenza di tre persone di etnia differente, un giovane uomo, una giovane donna e una bambina, l’utenza tipo dell’emporio, vestiti di sacchi neri della spazzatura: il richiamo al rifiuto è in contrapposizione alla necessità del dono di un indumento. Inoltre è stato girato un video che racconta la storia di un dono, narrando il viaggio di un indumento dalla scelta allo scaffale di Vestilbene. 

«Il nostro desiderio – spiega Stefano Ancona, operatore Ss. Annunziata - è collegare il gesto del conferimento dei vestiti al senso e al valore del dono, come testimonianza di fraternità e di condivisione». Come ogni negozio che si rispetti, Vestilbene ha infatti scaffali, corsie, indumenti selezionati e divisi per tipologia, taglia e stagione. L’arcivescovo Angelo Spina ha sottolineato che «bisogna passare dalla cultura dello scarto a quella della condivisione» e ha fatto l’esempio di san Martino di Tours che «un giorno vide un povero e il mantello che indossava lo divise in due. Questo gesto ci fa capire cosa è la condivisione, lui donò un indumento che utilizzava, non un rifiuto».
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