Ilaria Maiorano e quella relazione pericolosa: isolata nel casolare diroccato di Osimo e protetta solo dai genitori di Tarik

Ilaria Maiorano e quella relazione pericolosa: isolata nel casolare diroccato di Osimo e protetta solo dai genitori di Tarik
Ilaria Maiorano e quella relazione pericolosa: isolata nel casolare diroccato di Osimo e protetta solo dai genitori di Tarik
di Giacomo Quattrini
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Mercoledì 12 Ottobre 2022, 01:25 - Ultimo aggiornamento: 18:09

OSIMO - Una vita complicata quella di Ilaria Maiorano. Lo si vedeva dalla voce flebile, dal tono pacato, quasi intimidito con il quale si rapportava con la gente, da quegli occhi che trasparivano sofferenza, solitudine. Viveva in quel casolare quasi diroccato, coperto da sterpaglie e con i vetri rotti alle finestre, assieme al marito Tarik El Ghaddassi, marocchino da oltre un decennio a Osimo. Una storia tormentata la loro, non solo per i problemi giudiziari di lui, che attualmente era agli arresti domiciliari. Sin dall’inizio quel rapporto aveva incontrato l’opposizione dei famigliari di lei. Il padre di Ilaria, finanziere conosciuto in città, era morto da tempo, la mamma vive in zona Guazzatore.  


La famiglia contraria


Lei e il fratello di Ilaria avevano sempre manifestato dubbi, più spesso contrarierà, alla sua unione con Tarik.

Ritenuta pericolosa, soprattutto conveniente solo per lui, di cui si mettevano in dubbio i reali sentimenti. Al punto che nel 2012, nel giorno delle nozze con rito civile in Sala Vivarini, a Palazzo Municipale di Osimo, ad attenderli c’erano i poliziotti del commissariato. C’era il sospetto infatti che fosse tutta una finzione, con lo stesso Comune che aveva sentito puzza di bruciato. Così, prima che i due sposini entrassero nella sala per convolare a nozze, intervennero gli agenti del commissariato di Osimo. Fermarono lo sposo, chiedendogli i documenti. Era clandestino: arrestato e spedito a casa. Ma i due riuscirono pochi mesi dopo a unirsi civilmente, sempre a Palazzo Municipale di Osimo. Da quell’unione sono nate due bambine di 8 e 5 anni, verso le quali Ilaria aveva deciso di dedicare tutta la sua esistenza. Tra tante difficoltà, gli scontri coniugali, i soldi che mancavano, i rapporti congelati con la famiglia di origine, Ilaria aveva chiesto aiuto ai servizi sociali, che anche l’estate scorsa avevano inviato un educatore per le sue bambine. La 41enne osimana aveva perso contatti con amici e parenti e da anni viveva nel casolare di via Montefanese che il Comune aveva individuato chiedendo la disponibilità dell’Istituto religioso che ne è proprietario. Assieme a lei, Tarik e le due bambine ci vivevano anche i genitori di lui, che hanno sempre avuto un ruolo prezioso, prendendo spesso le difese della ragazza osimana, diventando punto di equilibrio in casa, garanzia anche di protezione verso le due bimbe. 


Le escendescenze finali


Tornati in Marocco per qualche giorno e rimasta Ilaria sola ad affrontare una quotidianità complicata, ecco il dramma. C’è chi racconta che la scorsa settimana il 42enne marocchino ha dato in escandescenza con un operaio del cantiere della nuova rotatoria di Padiglione, proprio vicino alla loro abitazione, evidentemente disturbato da rumori e interminabili file di auto. E poi ci sono i vicini, che abitano a 100 metri, e che raccontano di una famiglia taciturna, che non si era mai presentata. «Li vedevamo passare con l’auto, lei spesso usava il nostro passo di casa per fare manovra ma non ci abbiamo mai parlato». Anche dall’ambiente scolastico riferiscono di una ragazza silenziosa, schiva, che sembrava sola ma tutta dedita alle amate figlie che ieri hanno assistito alla sua tragica fine. Ora i servizi sociali le affideranno a una famiglia collocatrice.
 

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