Il grido di Enrico: «Lotto con due mostri:
la sclerosi di mia moglie e la burocrazia»

Il grido di Enrico: «Lotto con due mostri: la sclerosi di mia moglie e la burocrazia»
di Talita Frezzi
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Martedì 23 Aprile 2019, 07:09
ANCONA - Enrico e Doriana, una storia d’amore che combatte con la malattia e con le difficoltà di una burocrazia impietosa. Enrico Cameranesi e Doriana Luconi sono una coppia forte, innamorata. Vivono a Castelbellino. Nel 1987 Doriana, collaboratrice scolastica, inizia a manifestare i sintomi di quella malattia che nel 2002 le verrà diagnosticata come sclerosi multipla a placche. «Era l’11 febbraio, il mio compleanno, una data che ha cambiato la nostra vita», racconta Enrico.


Nel 2005 la donna è stata dichiarata inabile al lavoro. Oggi è costretta a letto, ha bisogno di un aiuto costante anche per le piccole cose quotidiane, cui provvede Enrico. «Sono una guardia giurata – dice Cameranesi – da due anni grazie alla legge 104 ho potuto usufruire del congedo straordinario e mi sono dedicato all’assistenza a mia moglie. Ma a dicembre dovrò tornare al lavoro, come faremo? Non posso permettermi di perdere il posto, ma neanche lasciare sola Doriana». 

 

La coppia non combatte solo contro la malattia, ma anche contro la burocrazia, impietosa e macchinosa. «Ho tentato la strada dell’APe social, la pensione anticipata, un’agevolazione che spetta anche a chi assiste persone affette da disabilità grave - spiega ancora - ma ho scoperto che occorrono 63 anni e almeno 30 anni di contributi. Io di anni ne ho 56, i contributi non sarebbero un problema, ma non ci rientro».
Enrico e Doriana affrontano molte difficoltà, dalle fisioterapie (le strutture offrono solo un tot di cicli) ai costi (le bollette arrivano anche a 400 euro al mese per l’impianto elettrico che tiene caldo il letto in inverno e per il deumidificatore d’estate…), ma con estrema dignità. «Non chiediamo soldi – si sfoga Enrico – ma la tutela dei nostri diritti, perché in Italia i disabili non sono nelle condizioni di essere assistiti in modo continuativo dai loro cari. Vorrei lanciare un appello – conclude Enrico – alle istituzioni affinché si intervenga su questa legge del prepensionamento, visto che non siamo tutti uguali e nelle stesse condizioni».
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