Gradini sulle uscite e il rebus dei ticket
Tutti i nodi dell’inchiesta sulla Lanterna

Gradini sulle uscite e il rebus dei ticket Tutti i nodi dell’inchiesta sulla Lanterna
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Domenica 23 Dicembre 2018, 07:10

ANCONA - Gli uomini in tuta bianca dei Ris dei carabinieri hanno diviso il pavimento a quadrettoni, sia sulla pista da ballo che nei balconcini sospesi. Hanno fatto chiudere anche il lucernario più in alto, perché nella discoteca non doveva filtrare neanche uno spiffero di luce. Scacco per scacco, hanno cercato a terra tracce della sostanza urticante sospettata di aver scatenato il finimondo, la capsaicina, principio attivo del peperoncino. E si sono portati nel loro laboratorio di Roma reperti da analizzare per confermare il sospetto che la calca infernale costata la vita a cinque ragazzini e a una mamma sia stata scatenata da una spruzzata di spray al peperoncino. Torneranno nella discoteca di Corinaldo l’8 gennaio , insieme ai due consulenti della procura, per indagare anche su possibili origini alternative della nebbia urticante che ha scatenato il fuggi fuggi dalla “Lanterna Azzurra”, cercando altre sostanze nell’impianto che genera il fumo bianco per gli effetti speciali, in quello di ventilazione e condizionamento, e nei frigoriferi e congelatori. 

 

Siamo al capitolo dell’inchiesta sull’innesco della calca infernale che intorno nella notte tra il 7 e l’8 dicembre ha trasformato l’uscita 3 della Lanterna, quella sul retro, in una trappola mortale. Un filone affidato alla Procura dei minori perché finora l’unico indagato è un ragazzo di Senigallia che compirà 18 anni solo tra qualche mese. Per lui si ipotizzano i reati di omicidio preterintenzionale plurimo, lesioni dolose e colpose. Nella ricostruzione dei magistrati minorili il ragazzo, scaricando nel chiuso del locale quella bomboletta al peperoncino, voleva procurare volontariamente delle lesioni (magari per rubare qualche catenine) con conseguenze che poi sono trascese, oltre le sue intenzioni, procurando la morte di sei persone e il ferimento di decine di altri ragazzi. Il ragazzino nega di essere stato alla “Lanterna”, ma il suo alibi sarà vagliato dall’analista forense Luca Russo, che entro il 16 gennaio dovrà consegnare la perizia informatica sui 4 telefonini del ragazzo, svelando contatti e posizioni. 

Tre testimoni sentiti dai carabinieri del Reparto operativo additano il 17enne di Senigallia come autore della spruzzata, ma in modo troppo generico. La pista dello spray al peperoncino resta quella più calda, anche per il ritrovamento di una bomboletta da 15ml nel locale dove tutti aspettavano la musica del trapper Sfera Ebbasta. Una nube irritante che si è diffusa molto, «sia in altezza che in ampiezza», parole del procuratore dei minori Giovanna Lebborini, e che dunque fa pensare che l’eventuale spray sia stato sparato vicino all’impianto di ventilazione per amplificarne l’effetto. Fin qui, l’indagine sulla causa scatenante della baraonda. Ma quale che sia stata l’origine di quelle volute di fumo irritante, tutto quel che è accaduto dopo non doveva succedere. All’ordine di evacuare, dato da un deejay in consolle, sono seguiti «purtroppo una reazione scomposta - parole del procuratore capo di Ancona Monica Garulli - e un esodo non ben organizzato». Proprio l’ipotesi di un’evacuazione gestita male, ha trascinato nell’inchiesta il responsabile della sicurezza di quella serata alla Lanterna, indagato insieme ai tre gestori del locale, due soci e l’amministratore unico della società Magic Srl, al cogestore di fatto dell’evento e a quattro componenti della famiglia Micci storici proprietari dell’immobile che ospita la “Lanterna Azzurra”. 

Tutti e nove sono indagati per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose aggravate anche dal numero rilevante dei feriti. La Procura li ritiene tutti responsabili di aver causato morti e feriti «con il concorso di condotte indipendenti per negligenza, imprudenza, imperizia, inosservanza di leggi, norme o regolamenti». Lo strappo alle regole più clamoroso sembra riguardare le presenze effettive nel locale, omologato per 871 persone, con un limite di 459 nella sala allestita per Sfera. La Magic Srl aveva fatto stampare dalla Siae 1.600 ticket e i carabinieri hanno recuperato in biglietteria solo 466 matrici. Ma poi c’è il mare magnum degli ingressi non contabilizzati, free drink, biglietti rosa delle prevendite e braccialetti gialli degli inviti. Il comitato “Giustizia per le vittime della Lanterna Azzurra”, che sta preparando un esposto, conta di dimostrare con documenti che quella sera c’erano tra le 1.300 e le 1.500 persone. 
O di più, come sembra svelare il file audio in cui si sente Marco Cecchini, il dj ritenuto il vero organizzatore dell’evento, dire di essere «messo abbastanza male perché di solito stampo 5mila prevendite: ne ho stampate 6mila e mi sa che non bastano». E si attendono, entro 50 giorni, i risultati della consulenza affidata dalle due Procure. Il quarto quesito chiede di verificare se la discoteca fosse conforme all’autorizzazione per l’attività di pubblico spettacolo rilasciata il 20 ottobre 2017 dallo sportello unico per le imprese dall’Unione dei Comuni Misa-Nevola. Servirà a capire se davvero la Commissione unificata di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo aveva omologato come regolari le vie d’esodo, in particolare la rampa dell’uscita 3, che finisce con sei ripidi scalini, lungo i quali decine di ragazzi in fuga sono inciampati e caduti, ostacolando il deflusso.

Diranno i periti se erano proprio quelle prescritte le balaustre in metallo che dividevano la rampa dal fossato, se erano adatti gli agganci al cemento strappati via dalla pressione della calca, che ha fatto precipitare tanti giovani nella fossa.

Si vedrà se il piano di emergenza ed evacuazione aveva seguito le prescrizioni su apertura delle porte, luci di emergenza, guide a terra fluorescenti. Poi si passerà a capire, magari con un’altra perizia, se il piano approvato era idoneo o meno. «Ai consulenti abbiamo chiesto se le prescrizioni siano state osservate - parole del procuratore capo Monica Garulli -. Poi valuteremo se quanto prescritto fosse sufficiente o meno». 

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