Genga, spari al gatto, il vicino assolto
dopo 8 anni: ecco le tappe della storia

Genga, spari al gatto, il vicino assolto dopo 8 anni: ecco le tappe della storia
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Venerdì 6 Aprile 2018, 06:35
GENGA -  Era finito sotto accusa quando aveva solo 18 anni. Gli inquirenti gli avevano attribuito la tentata uccisione di una micia di proprietà della vicina di casa, raggiunta all’occhio sinistro da un piombino sparato da una carabina ad aria compressa. Il giudice aveva stabilito per il giovane, residente a Genga, un decreto penale di condanna del valore di 5mila euro. La somma non è mai stata pagata. Questo perché il ragazzo, ora 26enne, ha sempre creduto nella giustizia e, soprattutto, nella sua innocenza. Il giovane, originario di Jesi, ha voluto affrontare un processo per smontare le accuse mosse della procura. 

E ieri mattina ha potuto finalmente mettere un punto fermo alla vicenda giudiziaria iniziata otto anni fa. Il giudice Alberto Pallucchini ha stabilito per il 26enne una sentenza di assoluzione, nonostante il pm Cinzia Servidei avesse chiesto per l’imputato una pena di due mesi di reclusione. Il verdetto ha anche decretato la restituzione della carabina, finita sotto sequestro nel novembre 2010. Proprio in quel periodo era avvenuto lo sfregio alla gattina, di proprietà di una fabrianese di 38 anni. La micia, dopo essere uscita di casa, era tornata dalla padrona con un piombino conficcato nell’occhio sinistro.

La gatta non era rimasta cieca ma la proprietaria aveva subito sporto denuncia ai carabinieri contro ignoti. I militari, dopo una serie di indagini, erano riusciti a intercettare quel giovane, trovandogli a casa l’arma ad aria compressa, presumibilmente compatibile con la carabina da cui era partito il colpo. E così, la posizione del giovane era finita al vaglio del giudice che aveva stabilito una pena pecuniaria per l’accusa di aver tentato di uccidere il gatto. La vicenda è proseguita in dibattimento, dove è stata anche discussa un perizia sull’arma sequestrata. Secondo la difesa, rappresentata dall’avvocato Enrico Carmenati, la carabina dell’imputato aveva una capacità offensiva modesta tanto da non poter cagionare lesioni mortali all’animale, peraltro ferito in minima parte dal piombino.
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