ANCONA - E' morto, all'Inrca di Ancona dove era ricoverato da una settimana, Francesco Scarabicchi, poeta, traduttore ed intelletuale. Aveva compiuto 70 anni a febbraio. Oltre a un'intensa produzione poetica, è sempre stato un instancabile promotore di idee e progetti per la sua città.
Così si raccontava.
"È stato nel suo mondo
un po’ da parte,
un cantonale
che non dà disturbo
fin quando se n’è andato
dove niente, a nessuno,
è necessario".
Lo ricorda il sindaco di Ancona Valeria Mancinelli in un post su Facebook: «La scomparsa del grande poeta Francesco Scarabicchi non ci coglie impreparati, ma questo non diminuisce la tristezza in cui ci fa sprofondare.
Scarabicchi è uno dei più grandi poeti italiani. Un uomo sincero, di immensa onestà intellettuale, che con le sue opere ha dato lustro alla città di Ancona, che amava e voleva sempre migliore, e su cui ha scritto pagine bellissime.
La sua attenzione verso il ricordo dei grandi del Novecento è quello che prendiamo come impegno, mentre la sua capacità di rendere solida ogni parola scritta e pronunciata, resta la testimonianza per tutta la comunità.
Gli dobbiamo molto, e ci stringiamo attorno alla moglie Liana, donna di grande tempra e dolcezza, e ai loro figli».
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Francesco Scarabicchi ha pubblicato, in versi, La porta murata (Residenza, Ancona 1982), con introduzione di Francesco Scataglini, Il viale d'inverno (L'obliquo, Brescia 1989), con postfazione di Massimo Raffaeli, Il prato bianco (L'obliquo, Brescia 1997) raccolti, in scelta, ne Il cancello 1980-1999 (peQuod, Ancona 2001), con una nota di Pier Vincenzo Mengaldo; Frammenti dei dodici mesi con quattordici fotografie di Giorgio Cutini e uno scritto di Goffredo Fofi (L'obliquo, Brescia 2010); Nevicata con venticinque acqueforti di Nicola Montanari (Liberilibri, Macerata 2013).