«Costretta a fare sesso per vedere mio figlio. Mi ha picchiata anche quando ero incinta»

«Costretta a fare sesso per vedere mio figlio. Mi ha picchiata anche quando ero incinta»
«Costretta a fare sesso per vedere mio figlio. Mi ha picchiata anche quando ero incinta»
di Federica Serfilippi
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Venerdì 29 Aprile 2022, 07:50 - Ultimo aggiornamento: 16:22

FALCONARA -  «Mi ha messo le mani addosso anche quando ero incinta. Bestemmiava, mi insultava e non voleva che parlassi con la mia famiglia. Un giorno mi ha tirato un pugno sul naso mentre avevo in braccio nostro figlio. Un’altra volta mi ha costretta a un rapporto sessuale sotto la minaccia di non farmi più vedere il bimbo».


Sono i contorni della testimonianza resa ieri in udienza da una 21enne, tra il 2018 e il 2020 fidanzata dell’uomo, di origine rom e poco più grande di lei, finito a processo per un tris di reati: violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e lesioni personali.

Gli episodi contestati si sarebbero verificati soprattutto a Falconara, città dove la coppia viveva a casa dei genitori di lui. È stata la denuncia della ragazza, in un secondo momento ritirata («pensavo così di poter riabbracciare mio figlio»), a far finire l’uomo alla sbarra, nell’aula presieduta dal giudice Francesca Grassi. I soprusi sarebbero iniziati pochi mesi dopo l’avvio della convivenza, nel 2018. «I litigi tra noi – ha raccontato la persona offesa – erano continui. Si scatenavano per la gelosia, se tornavo a casa con dieci minuti di ritardo, oppure se parlavo con la mia famiglia. Non potevo più sentire liberamente mio padre e mia sorella. Anche durante i mesi di gravidanza (il figlioletto ha quasi 3 anni) lui mi metteva le mani addosso, sono anche stata cacciata di casa». La giovane ha raccontato di essere stata aggredita poco prima del parto: «Ho ricevuto un pugno all’altezza dei reni, mezz’ora dopo sono arrivate le contrazioni».

Con la nascita del bimbo, le cose non sarebbero migliorate: «Mi diceva: “Sei una prostituta, ammazzo te e tuo figlio, deve prenderti un male brutto”. Una volta ha preso il bimbo per i piedi e l’ha tenuto a testa in giù, minacciando di ammazzarlo». L’episodio della violenza sessuale sarebbe avvenuto nel settembre del 2020, quando ormai la coppia si era di fatto separata. In quel momento, il piccolo era a casa col padre. Lei era tornata a vivere dai genitori in un’altra regione. «Mi disse che se fossi stata con lui mi avrebbe dato nostro figlio. Così ho fatto, ma poi non ho visto il bimbo per otto mesi». La contestazione delle lesioni fa riferimento sempre all’autunno del 2020.


«Gli ho detto che non sarei tornata con lui, così mi ha tirato un pugno sul naso e mi ha strappato dalle braccia nostro figlio. Ho visto tutto nero, ho iniziato a sanguinare. È arrivata l’ambulanza e mi ha portato al pronto soccorso. Sentivo che i suoi familiari mi dicevano di non denunciare e di non far fare referti». Il referto, in effetti, non è mai stato ritirato dalla 21enne. Tornata dai genitori (senza figlio) aveva sporto denuncia dai carabinieri. «Il mio ex disse che se l’avessi ritirata mi avrebbe fatto vedere il bimbo». Il 13 ottobre la prossima udienza: in aula ci saranno i testimoni della difesa, chiamati dall’avvocato Silvia Pennucci. 

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