Truffata prima della finale di Coppa: svuotato il conto corrente di Guti, calciatrice del Città di Falconara

La calciatrice Carmen Gutierrez con l'avvocato Lorenzo Mondini
La calciatrice Carmen Gutierrez con l'avvocato Lorenzo Mondini
di Federica Serfilippi
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Martedì 4 Maggio 2021, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 15:39

FALCONARA - Conto svuotato con la truffa del phishing poco prima di giocare la finale di Coppa Italia, vinta 5-1, contro la Lazio. Vittima della frode, la laterale spagnola del Città di Falconara Carmen Gutierrez, conosciuta sui campi da gioco con il diminutivo di Guti.

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La calciatrice ha visto svanire circa 6mila euro. «Tanta amarezza per i risparmi volatilizzati in un lampo.

Avevo appena prelevato – racconta Guti – quando mi è arrivato un messaggio al cellulare che mi informava di un’anomalia sul conto BancoPosta e mi indicava un link per verificare la mia posizione. Sono stata tratta in inganno proprio dal fatto che poco prima avevo effettuato un’operazione. Ho cliccato sul link e mi sono ritrovata all’interno di un sito identico a quello che utilizzo di solito». 


Una volta inserite le credenziali, la giocatrice è stata contattata da un numero fisso con un prefisso telefonico di Milano. «Chi ha risposto – prosegue il racconto – si è presentato come un consulente e, avvertendomi del possibile rischio di blocco del conto, mi ha invitata a recarmi al bancomat per effettuare un’operazione». Quando Guti si è recata allo sportello automatico, il truffatore le ha dato indicazioni per ricevere i codici conto. Il risultato è stato il blocco del conto corrente, con i soldi spariti.

«Resta tanto amaro in bocca e, all’inizio, anche un po’ di vergogna per essere caduta nel tranello ma poi ho pensato che rendere pubblica questa storia poteva essere un modo per aiutare gli altri – conclude Guti – e spero che questa mia denuncia possa sventare altre truffe. Fate attenzione a questi messaggi». La giocatrice si è rivolta all’avvocato Lorenzo Mondini, general manager del Cdf, per presentare un esposto in procura. «Truffe di questo genere - spiega il legale – in gergo si chiamano “phishing”, furti di identità attraverso mezzi telematici come mail o sms. Nel caso di Guti abbiamo anche fatto domanda di rimborso alle Poste perché, come più volte ribadito dalla Cassazione, gli operatori finanziari devono proteggere i propri clienti adottando le tecnologie migliori e più avanzate per prevenire questi reati». 

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