ANCONA Fiumi di cocaina spacciati in buona parte della provincia ed estorsioni ai danni di chi non pagava la partita di droga. Sono 16 i rinvii a giudizio decretati ieri mattina dal gup Francesca De Palma nell’ambito del procedimento nato dalla maxi indagine esplosa nel settembre 2018, quando la Squadra Mobile di Ancona aveva arrestato sei persone e messo sotto sequestro un ristorante di Rocca Priora, considerato il quartier generale dei loschi affari, gestiti - per la procura - da un gruppo di rom.
Il dibattimento
Nessuno ha scelto riti alternativi: si andrà a dibattimento.
L’estorsione
Quattro imputati del gruppo principale devono rispondere anche di estorsione ai danni di un acquirente di 40 anni residente a Chiaravalle. L’uomo aveva maturato un debito che si aggirava sui 2mila/2.500 euro, al fronte del quale aveva dato in pegno la sua Alfa Mito. Per riaverla, avrebbe dovuto sganciare 3.200 euro. Anche il 40enne è finito nella lista degli imputati presente nel capo d’imputazione, perché secondo l’accusa si sarebbe occupato dello spaccio di polvere bianca.
Le intercettazioni
Altre sei persone che sono state rinviate a giudizio devono rispondere di singole cessioni di droga, molte delle quali contestate dalla procura sulla scorta delle intercettazioni operate dalla Squadra Mobile a partire dal 2017. Stando a quanto emerso, gli ordinativi di droga venivano fatti usando termini in codice: le dosi di cocaina venivano chiamate a volte “pizze”, altre “bambini”. Lo spaccio non avveniva solo a Falconara, ma anche ad Ancona, Chiaravalle, Jesi e Civitanova Marche. Un grammo di polvere bianca veniva venduto a 100 euro. Le difese non hanno scelto riti alternativi, perchè sicure di poter smontare le pesatissime accuse nel corso delle udienze dibattimentali. I legali contestano il fatto che il quadro accusatorio sia basato soprattutto sulle intercettazioni e non sui sequestri di droga.
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