FABRIANO - Cala la popolazione residente a Fabriano, scesa da due anni sotto la soglia dei 30mila abitanti. È impressionante il dato che si ottiene nell’ultimo decennio: dal 2012 al 2022 sono stati persi 3mila residenti. È la fotografia della città della carta che dimostra come lo spopolamento è in atto anche per colpa della crisi economica e occupazionale.
Le scelte
Numeri che fanno riflettere: in una città dove non si nasce più da diversi anni con la sala parto chiusa e il reparto di Pediatria trasformato in ambulatorio per poche ore al giorno nei feriali per quasi 8mila utenti in età pediatrica, c’è da riflettere su che tipo di politiche, ad ampio raggio, vanno attuate per invertire la rotta.
Le frazioni
Gli abitanti residenti del Comune di Fabriano sono distribuiti in 21.719 unità in città, il resto nelle tante frazioni. Il calo di popolazione si registra prevalentemente nella città. Nell’ultimo periodo c’è da evidenziare un aumento lieve di residenti in diverse frazioni: Bastia +14 residenti, Borgo Tufico +11 residenti, San Donato +10, Sant’Elia +9, Argignano +7. Tra le frazioni la più popolosa è Marischio con 832 residenti, seguono Melano con 526 e Attiggio con 444. Tra le più piccole ci sono i 31 residenti di Poggio San Romualdo, i 25 di Vallina, i 18 di Coccore e i 3 di Montefiascone. L’ex sindaco Giancarlo Sagramola, attuale consigliere comunale di maggioranza e presidente dell’Unione Montana Esino Frasassi, commenta i dati: «Lo spopolamento della nostra città ci colpisce e fa il paio con i problemi delle nostre industrie, questo non si significa che l’unica causa sia la questione occupazionale». Lo spopolamento di Fabriano e dell’intera area della Unione Montana si accompagna a quello delle Marche che negli ultimi 10 anni ha perso circa 150mila abitanti. Lo spopolamento rispecchia una tendenza nazionale di abbandono delle aree interne e montane.
Le necessità
«L’Unione Nazionale dei Comuni Montani sta evidenziando da alcuni anni la necessità di sostenere queste zone con apposite politiche che si coniugano anche con richieste specifiche nell’ambito del Pnrr, come pagamento dei servizi ecosistemici, green communities, completamento della connessione in tutti i territori, comunità energetiche, ricostituzione delle filiere bosco/legno» precisa Sagramola, che invoca «una nuova legge organica sulla montagna che ne riconosca la peculiarità e le ricchezze non riducendole a mere “riserve indiane». Poi l’appello: «Smettiamo di piangerci addosso e interagiamo con i giovani per incrociare le loro esigenze e trattenerli qui».