La guerra del miele. Milioni di api dal Pesarese a Fabriano, scatta la protesta: «Il polline non basta per tutti»

La guerra del miele. Milioni di api dal Pesarese a Fabriano, scatta la protesta: «Il polline non basta per tutti»
di Véronique Angeletti
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Lunedì 3 Agosto 2020, 04:55 - Ultimo aggiornamento: 16:13
SASSOFERRATO - Dai primi giorni di luglio, ci sono cinque milioni di api in più nel Sentinate. L’incremento è legato ad un apicoltore del Pesarese autorizzato dal servizio regionale agricolo e, di conseguenza, dall’ufficio “Igiene, allevamenti e produzioni zootecniche” dell’Area Vasta 2 di Fabriano, ad installare temporaneamente 95 arnie nelle campagne vicino al Castello. Il che sta provocando la protesta degli apicoltori locali. «Le arnie stanziali e la quantità di api già presenti sul territorio - denuncia Vilberto Mancini, il presidente dell’associazione apicoltori del Sentino - sono già troppe per l’impollinazione di questa zona che è satura e con le sue fioriture non dà abbastanza fonti nutritive a tutti gli insetti».

 
Pertanto, chiedono di non concedere in futuro nulla osta per installare nuove arnie nel loro territorio senza aver, come lo prevede la legge regionale del 2012, valutato le potenzialità nettarifere dell’area e opportunamente tenuto conto dei diritti acquisiti dagli apicoltori stanziali. La lettera è stata inviata il 7 luglio ed ancora aspetta risposta.
«Il fatto è – spiegano Valentina Artegiani, Angelo Bianchi e Antonello Lesti - che siamo già tanti apicoltori stanziali in questo comprensorio. Un numero che cresce ogni anno a cui si aggiungono gli apicoltori che praticano il nomadismo, ossia che portano le loro arnie quando ci sono fioriture interessanti. Però se le api arrivano in un’area satura, che non offre molto da mangiare, gli sciami forti possono diventare aggressivi ed attaccare e distruggere le arnie che considerano “nemiche”, proprio per assicurarsi il cibo».
Collocate presso un grande campo dedicato alla coltivazione di coriandolo, le api pesaresi dovrebbero produrre un miele monoflora che, di solito, ha una resa intorno ai 10 kg per alveare.
«Le api però – spiegano i soci dell’associazione sassoferratese – viaggiano in un raggio di 3 chilometri e non è detto che rimangano nel campo vicino alle arnie. Inoltre, sono davvero troppe per la capacità nettarifere del nostro territorio che produce il millefiori estivo, dai profumi e dai sapori davvero speciali e che spesso rappresenta il primo, senon l’unico raccolto dell’anno». Un calo di produzione che non è altro che un ennesimo segnale negativo della gravità degli effetti del cambiamento climatico. 
 
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