ANCONA - «Se non mi paghi, dico a tutti che sei lesbica e che hai avuto una storia con me». È questo, stando a quanto contestato dalla procura, il nucleo originario dell’estorsione in cui sarebbe caduta una 54enne che, tra il 2018 e il 2019, aveva intrattenuto una relazione sentimentale con una donna più giovane di lei di 14 anni.
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In pochi mesi, quest’ultima – a forza di chiedere soldi – le avrebbe alleggerito il portafoglio di 10mila euro.
La ricostruzione
Le versioni della procura e della difesa non potrebbero essere, infatti, più diverse. La 54enne non si è ancora costituita parte civile. Se vorrà, avrà tempo di farlo, nel corso dell’istruttoria. I fatti che sono oggetto del procedimento approdato al giudizio del gup, si sono consumati ad Ancona, poco dopo la fine della breve relazione che le due donne avevano intrapreso. Stando al quadro disegnato dalla procura, sulla scorta delle indagini effetutate sul campo dagli uomini della Squadra Mobile, per mesi la 54enne sarebbe stata costretta ad elargire denaro alla sua ex.
Tutto sarebbe iniziato dalla pretesa dalla vittima di riavere le sue cose, lasciate a casa dell’imputata, come il tablet o il televisore che lei aveva comprato nel corso della convivenza. «Se rivuoi quelle cose, allora devi pagarmi» le avrebbe detto la 40enne. E ancora alzando il tiro delle minacce: «Se non mi paghi, rendo nota la nostra relazione».
Evidentemente, il rapporto tra le due era stato tenuto nascosto. La minaccia sarebbe stata quella di divulgare la relazione clandestina al gruppo che le due frequentavano all’epoca. Per mesi, stando alla ricostruzione della procura, la vittima sarebbe stata indotta a pagare soldi su soldi, per un totale di circa 10mila euro. La 54enne, alla fine, aveva preso coraggio, denunciando il ricatto subito alla Squadra Mobile e parlando del denaro versato per non far emergere quello che forse doveva rimanere segreto.
L’accusa
La vittima avrebbe anche lamentato, oltre alle minacce, aggressioni fisiche subite dall’ex compagna. Agli atti non ci sono, però, referti medici. Sarà il giudice Carlo Cimini a stabilire, con l’inizio del processo fissato tra due anni, se l’attendibilità apparterrà a una versione oppure all’altra.
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