Massimo, 42 anni, impiegato alla Whirlpool, ucciso da una malattia

Massimo Agabiti Rosei
Massimo Agabiti Rosei
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Martedì 4 Agosto 2020, 01:50
FABRIANO - Se ne è andato, domenica notte, a soli 42 anni Massimo Agabiti Rosei. Il decesso è avvenuto nella sua abitazione di Fabriano. Da anni lottava contro il male. Oggi alle 16.30 il funerale in cattedrale. Lascia la moglie, il figlio piccolo, i genitori e il fratello. Tutta la città si è stretta intorno a questa famiglia. Il padre, Franco, è lo storico insegnante di educazione fisica e preparatore atletico del Fabriano Basket.

 
Il fratello di Massimo, invece, è Fabio, il proprietario dell’impresa Quark e presidente del comitato territoriale della Vallesina di Confindustria. Impiegato alla Whirlpool, prima nella sede di Ca’Maiano, poi alla centrale di Fabriano, lungo viale Merloni, Massimo lascia un ricordo bellissimo tra i colleghi che hanno sempre apprezzato la sua tenacia, il suo garbo e il rispetto che metteva in ogni cosa. Un professionista che ha lavorato prima alla programmazione aziendale, poi nella gestione delle parti di ricambio. Per molti è stato anche un esempio per come ha affrontato e lottato contro la malattia. Cordoglio è stato espresso dal sindaco, Gabriele Santarelli: «Fabriano si stringe intorno alla famiglia di Massimo Agabiti Rosei – dice il primo cittadino - che purtroppo si aggiunge al triste elenco delle persone che ci hanno lasciato troppo presto. L’ennesimo macigno sul cuore per questo saluto prematuro a una persona che tanta energia ha sempre gettato sul parquet del basket come nella vita. Un abbraccio forte alla sua famiglia». Vicinanza è stata espressa anche dalla Janus Basket di Fabriano: «La società, profondamente commossa, si stringe con affetto al professor Franco Rosei e alla sua famiglia per la scomparsa del caro Massimo» si legge su Facebook. Lo storico locale Francesco Fantini dichiara: «Ci lascia un uomo pieno di bontà e umiltà. Lo ricordo in tante partite di basket nei playground cittadini, dove la passione per il gioco portava a pomeriggi interminabili. Quando lo incontravo c’era sempre una battuta e un sorriso».

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