Delitto Rapposelli, i legali dei Santoleri
«Lacune nei ricordi dei testimoni»

Delitto Rapposelli, i legali dei Santoleri: «I testimoni non ricordano»
Delitto Rapposelli, i legali dei Santoleri: «I testimoni non ricordano»
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Venerdì 16 Marzo 2018, 15:48 - Ultimo aggiornamento: 16:01
Delitto Renata Rapposelli, gli avvocati difensori di Simone e Giuseppe Santoleri, che presenteranno lunedì il ricorso al tribunale del Riesame, stanno studiando in questi giorni gli atti di indagine a sostengo dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip della Procura di Ancona. E tra il contenuto dell’ordinanza e gli atti propedeutici alla stessa emerge qualcosa di diverso in qualche caso anche in maniera decisivo. 

LA DEPOSIZIONE
Si tratta della deposizione della farmacista giuliese Gabriella Di Sante, dipendente della farmacia Misantoni di Tortoreto, che ha avuto un ruolo importante con le sue deposizioni assieme a due vicine di casa, tra cui Liliana Ginoble e la titolare della palestra che ha raccontato delle offese di Simone nei confronti della madre il 9 ottobre attorno alle 16.35. La farmacista ha dichiarato, come si evince dall’ordinanza di custodia cautelare, di aver venduto alla pittrice Renata Rapposelli, il 9 ottobre, attorno alle 16.15, un parafarmaco. La farmacista ha anche ammesso di aver visto la tessera sanitaria della Rapposelli e se ne sarebbe ricordata il nome perché in zona c’è una farmacia che ha lo stesso cognome della pittrice.





LA FARMACISTA
Ma, dagli atti inviati dalla Procura si scopre una diversa testimonianza della farmacista. Non sarebbe stata più sicura di aver visto la Rapposelli il 9 ottobre, ma forse potrebbe essere stato il 10, l’11 o addirittura il 12 ottobre. Come dire, allora, che la pittrice non sarebbe morta di sicuro il 9 ottobre. In realtà, dall’uscita di Renata Raspposelli dalla farmacia c’è un vuoto. Per la Procura la donna sarebbe stata uccisa mentre era in casa dei Santoleri, tra le 16.30 e l’una di notte. Padre e figlio avrebbero poi aspettato la notte per caricarla nel portabagagli dell’auto, parcheggiata sotto casa.





LA VICINA
Ed ecco la terza testimonianza, fatale a padre e figlio, quella di una vicina di casa, Liliana Ginoble, la quale aveva notato che all’1.30 la Fiat Seicento era parcheggiata con il parte frontale verso il piazzale e la parte posteriore verso la casa dei Santoleri. Un’anomalia, secondo la vicina, perché l’auto veniva sempre lasciata in sosta con la parte anteriore verso l’abitazione. Come dire che sarebbe stata girata per caricarvi qualcuno o qualcosa.


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