FABRIANO Passati gli step preliminari (udienza davanti al gip e autopsia), le indagini sulla morte di Fausto Baldoni proseguiranno per cristallizzare i contorni di una morte che, per la procura, è stata causata da un’aggressione violenta. Perpetrata, stando agli investigatori dalla 50enne Alessandra Galea, dalla scorsa domenica reclusa nel carcere di Pesaro con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Lei dice non aver ucciso, ma nemmeno ferito il compagno 63enne. Si sarebbe difesa a mani nude da un approccio sessuale non gradito per poi uscire di casa, dato che aveva in programma di andare a trovare i figli.
Il ritrovamento
La scena del delitto colloca la vittima lungo il corridoio che conduce alla camera da letto.
I dispositivi
Oltre alla lampada che potrebbe aver causato la morte dell’operaio, i carabinieri hanno provveduto a sequestrare anche i cellulari della vittima e della 50enne accusata di omicidio. Verranno, con ogni probabilità analizzati da un esperto informatico. Anche perché i familiari dell’uomo sostengono l’esistenza di un messaggio inviato dal cellulare della vittima attorno all’ora di pranzo, forse quando ormai il 63enne era morto. L’analisi dei dispositivi servirà anche per entrare all’interno del rapporto della coppia. Non certo idillico, stando a quanto hanno raccontato i vicini di casa e i familiari di Fausto. Lui aveva paura della Galea, tanto da aver fatto sparire da casa i coltelli. E le litigate, spesso innescate da motivi economici, risuonavano spesso nel palazzo alle porte di Fabriano.
I precedenti
Non c’è traccia, però, di presunte aggressioni o episodi di violenza subiti dalla vittima. O, perlomeno, non ne aveva mai parlato con nessuno. Non risultano nemmeno denunce pregresse sporte da Baldoni. Il funerale per dare l’ultimo saluto al 63enne non è stato ancora fissato.
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