Parroci in quarantena, i sacerdoti fanno gli straordinari. «Quante messe posso dire?». Il vescovo: «Fino a 14»

Monsignor Tonino Lasconi vicario generale della diocesi di Fabriano-Matelica
Monsignor Tonino Lasconi vicario generale della diocesi di Fabriano-Matelica
di Marco Antonini
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Lunedì 1 Febbraio 2021, 08:17

FABRIANO - Prima domenica con molti parroci in quarantena. Sacerdoti e religiosi non coinvolti dal provvedimento dell’Asur ieri hanno sostituito i confratelli e quasi tutte le parrocchie hanno avuto regolarmente la Messa festiva.

«In effetti – spiega il vicario generale della diocesi di Fabriano-Matelica, monsignor Tonino Lasconi - la preoccupazione era fondata, ma i sacerdoti hanno reagito con generosità e tempestività anche simpatiche. Alla veloce indagine via WhatsApp se ci fossero difficoltà e richieste è scattata una gara di proposte: chi ne celebrava ne avrebbe celebrate due, chi due tre… Il vescovo Massara – prosegue Lasconi - è intervenuto simpaticamente per incoraggiare, rispondendo a un sacerdote che chiedeva quante poteva dirne: “Fino a quattordici non hai problemi”». 

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Anche i parroci delle frazioni, nonché delle vicarie di Matelica e Sassoferrato, si sono resi disponibili. E non si sono tirati indietro monaci e religiosi. «Forse – dice il vicario generale - c’è stato anche il desiderio di reagire subito a una contro testimonianza e alla strumentalizzazione sempre pronta a scattare, per cui i contagiati erano diventati non si sa quanti e il pasto quotidiano era diventato “un pranzo” per festeggiare chissà cosa». Ad oggi c’è il parroco di una frazione, positivo sintomatico, in isolamento nella sua abitazione e circa una dozzina di sacerdoti, più il vescovo emerito Vererrica, in quarantena, in quanto contatti stretti del sacerdote positivo avendo pranzato insieme presso la Casa del clero di Fabriano. Tutti prossima settimana faranno il tampone.

«Ho fatto una ricognizione, per ora stanno tutti bene» annuncia don Tonino che spiega: «La Casa del Clero è un locale ricavato nel vecchio Seminario per sacerdoti non più autosufficienti e privi di un altro recapito. A questi preti che vivono lì si aggiungono ogni giorno altri che vanno a pranzare insieme ai residenti, perché non hanno altre opportunità e per non lasciare soli i quattro o cinque stabili. Prima di questa istituzione voluta fortemente da don Silvano Lametti, che lì è passato all’altra vita come tanti (don Libero Temperilli, don Nicola Gatti, solo per citarne due) un prete malato e anziano aveva come unica possibilità la casa di riposo».

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