Corsa alla terza dose di vaccino, stop agli Open day all'Hub di Torrette: adesso serve la prenotazione

Corsa alla terza dose di vaccino, stop agli Open day all'Hub di Torrette: adesso serve la prenotazione
Corsa alla terza dose di vaccino, stop agli Open day all'Hub di Torrette: adesso serve la prenotazione
di Maria Cristina Benedetti
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 17 Novembre 2021, 05:20

ANCONA - Un vortice che rischia di far andare fuorigiri il motore. L’hub vaccinale di Torrette è costretto a frenare. Non reggerebbe un giorno di più il ritmo delle 584 somministrazioni di lunedì e delle altrettante di ieri. Lo stop forzato scatterà da oggi con la sospensione degli Open day per le terze dosi. É tassativo: per farle occorrerà prenotarsi su https://prenotazioni.vaccinicovid.gov.it o sul sito della Regione.

Solo per la prima inoculazione resterà valida la formula in libertà: presentarsi al centro senza appuntamento.

Mentre lungo le quattro linee di via Conca si tenta di rientrare nei ranghi, mai più oltre quota 380, al Paolinelli la fila per sostenere le 700 immunizzazioni al giorno è diventata consuetudine. Da inizio settimana le postazioni alla Baraccola si sono ridotte di tre unità, per mancanza di medici dedicati, il che non permette di tornare a marciare a pieno regime. Tradotto: è il caos. 

Il criterio 

Regolamentare la corsa al vaccino è un imperativo. Un ribadire, con i fatti, che è l’unico criterio per governare la pandemia, oltre alla disponibilità della postazioni per contenerne gli argini. La lezione sul campo di Andrea Giacometti. Il primario della clinica di Malattie infettive degli Ospedali Riuniti dà le coordinate generate da quegli elementi combinato: «Per ora più che un’onda pandemica è un’ondina». Non perde di vista il flusso della corsia: «Fino a ieri su dieci postazione a disposizione nel mio reparto per la cura del Covid ne erano occupate 12. Poi la tensione s’è allentata perché abbiamo dimesso una paziente, una contagiata non ce l’ha fatta e un altro s’è aggravato e trasferito in terapia intensiva». Subito ammette: «La situazione è tornata a essere sotto controllo per motivi seri. Direi drammatici». La donna, una 75enne di Chiaravalle, era già passata per il suo reparto per via del contagio. Provata da altre patologie, era tuttavia riuscita a tornare a casa. Dimessa, ma mai negativizzata. Con le difese annientate dal virus, tornata a Torrette non ha retto al peso della ricaduta. Il professore cerca di piegare il dolore alla ragione. «La proporzione di chi è in cura qui è di 7/8 non vaccinati e 2/3 vaccinati». Va nelle pieghe della resistenza alla logica: «Coloro che arrivano senza copertura talvolta sono anziani che non hanno voltato le spalle alla profilassi per principio. No, hanno solo atteso di vedere come sarebbe andata a finire. Tra questi c’è un uomo che pesa 150 chili, è diabetico e cardiopatico. Chissà cosa aspettava». Ripassa a memoria i casi della sua quotidianità. «Poi, ci sono gli ultra-ottantenni che non sono giunti in tempo con la terza dose. Soggetti che s’erano vaccinati sei, sette mesi fa. Si sono riammalati». Procede per deduzione. «L’effetto-immunizzazione non dura un anno. Ormai è evidente». Quasi si ribella: «Il Covid non si schioda da qui, non va via d’estate come l’influenza. L’ipotesi di vaccinarci ogni sei mesi potrebbe essere percorribile». Insiste sulla tenacia del Coranavirus. «È diventato un fenomeno endemico, cronico». Sul terreno delle previsioni si muove cauto. «Finora è mancata l’umiltà da parte degli esperti. Troppe volte ci ha sorpreso questo virus». Un richiamo alla prudenza, la sua. «La previsione più ottimistica? L’onda già esiste, ma è un’ondina di cui si riesce a contenere la pressione». La peggiore? «Non dovessero bastare i 10+10 letti messi a disposizione, già da luglio tra Clinica e Divisione, nella palazzina di malattie infettive. Allora si dovrebbero occupare tutte e 40 le postazioni». Non transige: «La cosa che non dovrà più accadere è tornare a bloccare le attività dell’ospedale, come quando arrivammo al picco dei 230 contagiati». Torna ad allentare la tensione. «No, mi pare un’ondina».
 

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