L’allarme del prof Alessandrini: «Mia suocera ha 101 anni e non l'hanno ancora vaccinata. Chiedo al Corriere di aiutarmi»

Il prof Pietro Alessandrini
Il prof Pietro Alessandrini
di Maria Cristina Benedetti
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Domenica 28 Marzo 2021, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 11:39

ANCONA - La forza evocativa di nonna Elvira e la potenza della stampa. Un binomio che rimette ordine nell’irrazionale di una campagna vaccinale che non trova il verso. Lei è una centenaria, invalida civile, in vana attesa di un appuntamento per ricevere la dose anti-Covid a domicilio.

Oggi, dopo che la sua storia è stata raccontata sulle colonne del Corriere Adriatico, il medico di base le ha somministrato quel preparato per resistere agli attacchi della pandemia. Un binomio che spezza il silenzio. Per colpa o per distrazione, non fa la differenza. Perché nonna Elvira è solo la prima bandiera-contro issata con rabbia. «Apprendo con soddisfazione che il vostro quotidiano è riuscito a ottenere di portare il vaccino a casa a una centenaria, come aveva sollecitato sua figlia». È la voce di Piero Alessandrini, che si unisce al coro dei dimenticati nella battaglia contro un virus che, imperterrito, cambia strada per insinuarsi meglio, e che minaccia soprattutto chi sulle spalle ha tanta vita. 

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Il percorso a ostacoli 
Il professore emerito di Politica Economica della Politecnica riavvolge il nastro della sua vicenda personale, nella consapevolezza di essere una parola tra tante. «Stiamo vivendo un caso del tutto simile: mia moglie Maria ha prenotato il vaccino il 20 febbraio alle 8,15, primo giorno utile, sul sito dedicato, per sua madre Teresa che ha compiuto 101 anni».

Ma niente. «Da allora nessuno s’è fatto vivo. Maria ha telefonato a tutti i numeri disponibili, dalla Regione alla Asl competente per Chiaravalle, dove mia suocera vive». Non basta. «È perfino arrivata al numero verde disponibile presso la Presidenza del Consiglio, dove le hanno risposto che risultava prenotata e di avere fiducia che prima o poi qualcuno si sarebbe fatto vivo». Ma quel “prima o poi” non si risolve in azione. «Silenzio assoluto. In più il suo medico di base è tra coloro che hanno scelto di non somministrare la profilassi, né tra le mura domestiche né in ambulatorio. Il dottore ha detto di attendere l’arrivo a casa dell’equipe dell’Asl». Il prof mescola rammarico e paradosso: «Siamo molto amareggiati, considerando che, nel frattempo, l’Università ha immunizzato tutti, anche i docenti che fanno lezione a distanza e i giovani dottorandi. Per quanto mi riguarda, ho scelto di attendere il mio turno extrauniversitario». E pone la domanda alla quale, nei fatti, ha già risposto. «A questo punto dobbiamo ricorrere anche noi al giornale come ultima disperata risorsa?. Direi proprio di sì: siete fondamentali più delle autorità competenti».


Il ricordo 
Aggiunge dolore alla disillusione. «Questa settimana - rammenta - ho perso mia sorella Ornella, ipovedente di 93 anni che, non avendo fatto il vaccino a casa, alla prima positività è stata prontamente ricoverata in ospedale, a Chiaravalle». Il ricordo è ancora vivo sulla pelle. «Lì sarebbe stato possibile seguirla adeguatamente, ma si è aggravata fino a morire, dopo quattro giorni al pronto soccorso di Jesi, perché in reparto non c’erano letti liberi». Torna a interrogarsi e a interrogare le coscienze, Alessandrini. «Dobbiamo aspettare che anche mia suocera faccia la stessa fine? Quanti casi simili al nostro, e senza voce, ci saranno in regione?». Per colpa o per distrazione, non fa la differenza.

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