Torrette sfonda quota 100 pazienti Covid: ora caccia a 65 infermieri

Torrette sfonda quota 100 pazienti Covid: ora caccia a 65 infermieri
Torrette sfonda quota 100 pazienti Covid: ora caccia a 65 infermieri
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 18 Novembre 2020, 07:25

ANCONA  - AAA cercasi infermieri disperatamente. Ne servono circa 400 per il territorio provinciale. Ma non solo loro. C’è tanto bisogno anche di tecnici di radiologia e di laboratorio, fisioterapisti e altre figure professionali la cui carenza è stata esasperata dal Coronavirus. I concorsi non bastano perché da un lato si deve fare i conti con gli ostacoli della burocrazia, dall’altro la maggior parte di chi partecipa alle selezioni ha già un’occupazione: riempi da una parte, ma svuoti dall’altra. 

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Il problema è alla base: mancano proprio professionisti del settore. Solo a Torrette servirebbero almeno un’ottantina di infermieri, dopo che 9 sono stati assunti facendo ricorso alle graduatorie di Emilia Romagna e Lazio. Le speranze sono affidate al concorsone Asur per il quale la direzione degli Ospedali Riuniti ha fatto una richiesta di preselezione di circa 65 candidati da assumere con contratti da 3 ai 6 mesi, ma trovare persone subito disponibili è un’impresa. «Le proposte a termine devono avere almeno una durata di due anni per essere stimolanti e per convincere i candidati a lasciare un altro posto di lavoro - spiega Raffaele Miscio (Cisl Marche) -. E infatti quasi nessuno ha risposto alla chiamata. L’esigenza primaria è dare stabilità al sistema e portare a termine il concorso per gli infermieri, ma ancora non sappiamo chi ha superato la prova scritta. È in scadenza il bando di mobilità esterna dell’Asur, sta per uscire un nuovo concorso per infermieri aperto anche agli iscritti all’ultimo anno di studi: è lodevole l’impegno della Regione, ma prima di tutto è necessario completare gli iter già in piedi per colmare una gravissima carenza di organico». 

Che per il sindacato Nursind è quantificabile in 1100 unità a livello regionale, di cui 690 da assumere subito per far fronte alle esigenze dettate dall’ampliamento previsto delle terapie intensive e subintensive e dall’attivazione della figura dell’infermiere di comunità e famiglia. «Ricorrere alle graduatorie per assumere a tempo indeterminato significherebbe dare un segnale forte e concreto - sostiene Donato Mansueto, coordinatore regionale Nursind -. È impensabile attirare colleghi già impiegati in altre attività senza una stabile opportunità lavorativa. Inoltre, è importante avviare le mobilità interregionali». 

Il fabbisogno, a livello provinciale, è calcolato in un centinaio di infermieri solo per le strutture dell’Area Vasta 2.

Poi ci sono gli infermieri di comunità e famiglia, nella misura di 8 ogni 50mila abitanti, dunque 76 per l’Anconetano. E quelli da destinare al piano pandemico degli ospedali: «Ne servono 138 per le nuove terapie intensive e 33 per le semintensive, fra Torrette, Jesi e Senigallia: dunque almeno 247 - spiega Marcello Bozzi, segretario nazionale di Andprosan, associazione che rappresenta la dirigenza delle professioni infermieristiche e sanitarie -. E in questo calcolo non consideriamo le residenze private o convenzionate perché molti servizi sono appaltati alle cooperative. Sarebbe importante inserire subito nel sistema i neolaureati, ma è fondamentale che la Regione attivi un tavolo di lavoro con persone del settore per indirizzare le scelte politiche e individuare nuove strategie, come recuperare gli infermieri che per varie ragioni non si trovano più nel regime dell’assistenza e rivedere gli staffing e i modelli organizzativi, investendo sugli operatori socio sanitari a cui andrebbe data un’operatività più ampia». 

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