ANCONA - Nessuna proposta, perché «non siamo noi a doverle fare». Piuttosto, una serie di richieste e una precisa presa di posizione: dev’essere la Regione a dire ai Comuni come comportarsi, non il contrario, nella consapevolezza che chiudere i confini provinciali per 4 giorni non può bastare e, probabilmente, è servito a poco. È quanto filtra dalla riunione indetta ieri dall’Anci con i sindaci delle città della provincia dorica più colpite dal Covid.
Bocche cucite, in attesa del nuovo confronto - a questo punto risolutivo - che si terrà oggi alle 13,30 con il governatore Francesco Acquaroli e l’assessore Filippo Saltamartini. «Abbiamo condiviso totalmente l’orientamento che porteremo domani (oggi, ndr) all’incontro con la Regione - si limita a dire il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli -. È stata condivisa in modo unanime una serie di cose da chiedere e da dire, che riguardano eventuali ed ulteriori misure da adottare per contenere i contagi. Ma parleremo solo quando verranno prese decisioni certe, quindi all’esito dell’incontro». Passo e chiudo.
Alla riunione dell’Anci erano presenti, oltre a Mancinelli, i primi cittadini di Fabriano, Jesi, Falconara, Castelfidardo, Castelplanio, Sassoferrato, Chiaravalle e il vice sindaco di Loreto. Sono emersi sostanzialmente due aspetti. Primo: la forte preoccupazione per un trend dei contagi in continua ascesa nell’Anconetano. Secondo: la presa d’atto che blindare i confini provinciali non serve a granché, se non per tamponare la situazione e prendere tempo in attesa di dati più precisi sulla diffusione del virus. Ciò non significa che i sindaci esigano per forza misure più severe (anche se lo pensano). «Devono essere i tecnici dell’Asur e i vertici regionali a dirci cosa fare: si assumano le loro responsabilità e ci diano indicazioni precise, poi le decisioni politiche verranno condivise da tutti», è in sintesi il succo del patto anti-Covid suggellato dai primi cittadini.
Nessuno ha proposto provvedimenti drastici.