Reparti Covid al limite ed è guerra sulle graduatorie degli infermieri. L'Ordine: «È sempre presente personale già in servizio»

È guerra dei numeri sugli infermieri agli Ospedali Riuniti
È guerra dei numeri sugli infermieri agli Ospedali Riuniti
di Maria Cristina Benedetti
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Giovedì 27 Gennaio 2022, 02:40

ANCONA - Voci contro. Gli Ospedali Riuniti ritoccano quotidianamente il perimetro dell’emergenza per resistere alla pressione dei contagi. Il Coronavirus ieri a Torrette ha ucciso di nuovo, due uomini: uno di 83 anni in malattie infettive, l’altro di 71 in semintensiva. Una donna, non vaccinata giunta alla 33esima settimana di gravidanza, è ricoverata nel reparto di Rianimazione del Salesi per una polmonite da Covid.  L’Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) chiede «un ascolto attivo da parte della politica regionale». Indica sei criticità, ostacoli resi ancor più insuperabili da due anni e mezzo vissuti sul filo dell’urgenza.

  
Le cifre 
I numeri avversi. Gli 89 infermieri a tempo determinato destinati a Salesi e via Conca: seguendo la scansione temporale 46 sono già in corsia, 10 arriveranno in settimana, 13 lo faranno entro la prima di febbraio, 20 in data da definirsi. I 423 che l’Opi segnala, invece, come necessità a livello regionale: una contabilità nella quale rientrano il “gruppo degli 89”, i 244 di comunità e i 90 per la centrale operativa territoriale. «Non ci sono - è la convinzione del presidente Giuseppino Conti - perché nei contenitori d’ogni graduatoria c’è personale già in servizio». Il vizio di forma. «Così si genera la cannibalizzazione tra aziende sanitarie e tra queste e le strutture private, soprattutto convenzionate». Non ci sono, torna a dire, spostando l’angolazione sulla formazione. «L’analisi dei dati del ministero dell’Economia, relativi agli anni 2014-2018, evidenzia il parallelismo tra infermieri laureati e turnover pensionistico: 37.744 usciti e 37.731 assunti. È chiaro: non c’è alcuna possibilità di reperire - qui allarga lo spettro d’azione - i circa 25mila che mancano a livello nazionale».

Incontrovertibile il passaggio che segue: «Non è concepibile prepararli in tempi brevi». Arriva alle inevitabili conseguenze: «Basta con l’attivazione di nuovi reparti Covid e di terapie intensive senza variare le risorse assistenziali». Della serie: «Abbiamo acquistato selle e briglie, ma mancano i cavalli». L’emergenza è al quadrato: «L’idea di utilizzare il personale delle sale operatorie è sbagliata perché porta alla contrazione degli interventi chirurgici a danno dei pazienti in lista d’attesa, spesso con gravi patologie». Ribadisce l’appello d’esordio: «Chiediamo alla Regione progettualità». Subito. 


I ricoveri
L’evidenza, sulla quale convergere. Il virus continua a trasfigurare la missione di alta specialità degli Ospedali Riuniti. Il report di ieri narrava che delle 103 postazioni dedicate al contenimento della pandemia ne erano occupate 87. A Torrette, dove un ex sportivo di una sessantina d’anni sta affrontando la sua sfida più ardua, erano disponibili un letto in malattie infettive, un altro in semintensiva e tre in rianimazione. Al Salesi la morsa s’era allentata: due i ricoveri in ostetricia, quattro in pediatria, altrettanti in malattie infettive e uno in rianimazione pediatrica. La donna non vaccinata alla 33esima settimana di gravidanza è in ventilazione non invasiva. Voci, dalla stessa trincea.

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