ANCONA - «Il 2020 è stato un anno difficile per via della pandemia, problema che ci accompagna ancora oggi, e inevitabilmente anche l’attività istruttoria della procura ha subito un rallentamento, ma siamo comunque riusciti a svolgere al meglio il nostro lavoro e a far sentire la nostra presenza sul territorio».
Sono le parole espresse dal procuratore regionale della Corte dei Conti Antonio Palazzo nel corso del suo intervento per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, tenutasi ieri nel palazzo di via Matteotti.
Il freno
Il Covid ha inevitabilmente frenato l’attività giudiziaria, basti pensare che nel 2020 sono state aperte 1.222 nuove istruttore (444 quelle definite), 667 in meno rispetto al 2019. Sono stati definiti 591 procedimenti: nell’ambito del contenzioso amministrativo-contabile sono state emesse sentenze di condanna per 2 milioni e 224mila euro. I fascicoli legati a vicende penali e ancora pendenti sono 308, la maggior parte dei quali riguardanti le ipotesi di truffa a danno di enti pubblici, indebita percezione di erogazioni statali, abuso d’ufficio e peculato. Proprio in riferimento a quest’ultima fattispecie, nel corso del 2020 si sono tenuti gli appelli derivati dagli ultimi strascichi della vicenda delle cosiddette “spese facili” degli ex consiglieri regionali.
Definito il procedimento dell’attuale presidente del Consiglio Dino Latini, all’epoca dei fatti (IX legislatura) capogruppo di Ap-Liste Civiche per l’Italia.
La presidente della sezione giurisdizionale Luisa Motolose, in riferimento alle difficoltà legate al 2020, ha posto l’accento sulla speranza di ripartire e di tornare presto ad una normalità citando come motore della crescita e della ripartenza la «resilienza trasformativa». «Dobbiamo avere l’ambizione – ha detto la presidente - una volta cessata la pandemia, di tornare non alla precedente normalità ma ad una giustizia migliore, che risponda concretamente alle aspettative di tutti, cittadini e operatori coinvolti».
Le istruttorie
In riferimento alle istruttorie definite, è emersa quella dell’inchiesta coordinata dalla Guardia di Finanza e facente riferimento a due farmacisti osimani che, stando alle accuse, avrebbero alterato quasi 5mila ricette mediche per ottenere i rimborsi dall’Asur: uno dei due è stato condannato a un risarcimento di circa 91.722 euro. Il processo penale è in corso. Ammonta invece a 37.670 euro la cifra contestata a un professore di Tolentino che, usufruendo della Legge 104 per assistere un familiare disabile, avrebbe approfittato dei “giorni liberi” per trascorrere le vacanze a Cuba. In promo grado è stato condannato dal tribunale di Macerata. E ancora: un ex dirigente medico degli Ospedali Riuniti avrebbe ricevuto compensi extra istituzionali (circa 114.500 euro) non autorizzati dall’azienda che lo aveva assunto a tempo indeterminato.
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