Effetto quarantena sul mare. Danovaro: «Sì, a Portonovo l'acqua è come ai Caraibi»

Effetto quarantena sul mare, Danovaro: «Sì, a Portonovo come ai Caraibi»
Effetto quarantena sul mare, Danovaro: «Sì, a Portonovo come ai Caraibi»
di Maria Cristina Benedetti
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Mercoledì 29 Aprile 2020, 04:45 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 20:00

ANCONA - Portonovo come i Caraibi. Per ora accontentiamoci della cartolina d’autore. «Le acque del nostro mare sono tornate a essere limpide, cristalline». Sembra di vederle, le trasparenze lodate da Roberto Danovaro, docente di Biologia Marina alla Politecnica. 
Prof, oltre la suggestione dell’immagine? 
«C’è un accordo appena stretto tra Arpam e Università per monitorare lo stato di salute d dell’Adriatico». 

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Per vedere l’effetto che fa l’isolamento sulla qualità delle acque? 

«Anche. Tra qualche mese forse avremo un quadro più chiaro, ma l’accordo con l’Agenzia per la protezione ambientale è necessario alla Regione per fornire i dati richiesti dal ministero dell’Ambiente. Monitorare la salute del mare è un obbligo comunitario, ma è soprattutto una buona pratica: insegna a stare più attenti ai danni che causiamo. Tuttavia quest’anno c’è di più».
Cioè? 
«Stiamo raccogliendo i dati storici per stabilire come l’emergenza Covid sta cambiando gli ecosistemi marini in queste settimane di quarantena». 
 
Gli esiti? 
«Per ora sono parziali e danno conto di una limpidezza inusuale delle acque costiere. Per due motivi: è scomparsa quella tipica fanghiglia provocata da vongolare e pescherecci; e poi, la situazione meteo-climatica. Una felice combinazione di fattori».
La conseguenza? 
«A Portonovo sembra di essere ai Caraibi».
Risultati di analisi scientifica. Ma sembra lo slogan più centrato per un turismo in affanno. 
«Mi conceda una premessa». 
Prego. 
«C’è una grande discussione sui bagnini che dovrebbero attrezzare le spiagge con impalcature d’acciaio, per non far appoggiare i turisti sulla sabbia, o su proposte di disinfettare gli arenili. Invece probabilmente non ci sarà bisogno di fare niente, tantomeno spargere ipoclorito o altro sulla spiaggia».
Possiamo sentirci tranquilli? 
«Direi di sì, perché il più potente agente igienizzante sono i raggi ultravioletti che d’estate abbondano: insieme alle elevate temperature di sabbia e ciottoli, neutralizzerebbero i virus in qualsiasi gocciolina di sudore».
È sufficiente la distanza sociale? 
«Esatto, resterà lo strumento principale».
Detta così, la stagione è salva
«Non solo, quest’anno si può godere del mare come non mai: acque terse e coste non affollate». 
Un sogno.
«Con l’unica accortezza che la vacanza blu va organizzata per tempo. Perché senza ombrellone o lettino prenotati non si va da nessuna parte».
E i tuffi?
«Stiamo cercando, come Politecnica, di stabilire il tempo di durata dei virus in acqua. Comunque è logico pensare che decadano rapidamente». 
L’altro volto dell’emergenza: comprendere quali misure adottare per la tutela del mare?
«La natura ha deciso di farsi vedere, ma ci vorrà del tempo prima che si rigeneri. Non possiamo, però, continuare a contrapporre l’uomo all’ambiente: se uno smette di vivere, l’altro rinasce. La sfida è un’altra...». 
La indichi. 
«Dobbiamo iniziare a capire dove mettere i piedi». 
Un esempio?
«In questi giorni di immobilismo forzato in mare è diminuito il rumore, il che ha fatto riavvicinare i delfini, che si tenevano lontani perché spaventati».
È il momento di decidere come ripartire?
«Ancona è dal 1998 che non scioglie il nodo tra Area marina protetta del Conero o a Tutela biologica: la prima riceverebbe risorse dal ministero, la seconda si dovrebbe sostenere con fondi del Comune. Sì, è il tempo delle scelte». 
Soluzioni non più rimandabili. 
«Come stabilire se giocarsi la carta del turismo in un mese o in nove mesi.

E le Marche, con tanta costa, un bellissimo entroterra e un patrimonio di beni culturali, possono essere un modello di villeggiatura dilatata. Nel tempo e nella qualità».

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