Prigionieri di un Paradiso. Sette anconetani bloccati alle Maldive dall'allarme Coronavirus

Prigionieri di un Paradiso. Sette anconetani bloccati alle Maldive dall'allarme Coronavirus
Prigionieri di un Paradiso. Sette anconetani bloccati alle Maldive dall'allarme Coronavirus
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Mercoledì 11 Marzo 2020, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 10:01
ANCONA - Prigionieri di un Paradiso. Sette anconetani sono bloccati ormai da oltre 24 ore a Bathalaa, minuscola isola delle Maldive, nell'atollo di Ari. Una meraviglia sperduta nell'Oceano Indiano, divenuta un inferno per un gruppo di turisti (tre coppie del capoluogo e un falconarese) che non riescono più a tornare a casa per colpa dell'allarme Coronavirus.

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La tranquillità della loro ultima notte nel resort da sogno - che ospita in vari bungalow 140 persone, tra cui 83 italiani - è stata squarciata da una notizia choc: una coppia di Modena è risultata positiva al Covid-19. Marito e moglie si erano sentiti male qualche giorno fa e subito sono stati trasferiti a Malè, capitale delle Maldive: il tampone, purtroppo, ha confermato i sospetti. La loro positività ha scatenato il panico: le autorità governative delle Maldive sembrano aver perso il controllo della situazione. Hanno infatti negato agli italiani la possibilità di imbarcarsi sul volo diretto per Roma, gestito dalla Neos Air, decollato semivuoto ieri alle 10 e nel resort è stata organizzata una quarantena sui generis.
 

«Siamo fermi su quest'isola, non sappiamo come tornare» ci dice disperata via Whatsapp una delle anconetane bloccate a Bathalaa, una 60enne in vacanza con il marito e una coppia di amici. «Ci hanno svegliato alle 2 di notte per avvertirci che non potevamo più partire - racconta -. Ci hanno messo in una sorta di quarantena, che però non lo è: mangiamo tutti insieme, condividiamo stoviglie e bicchieri. Non possiamo uscire, siamo relegati qui: è una ghigliottina perché stiamo tutti attaccati e il virus rischia di circolare rapidamente. Abbiamo chiesto di fare il tampone, in maniera tale che chi è negativo al Covid possa imbarcarsi sul primo aereo, ma il Governo dispone i test solo su persone che manifestano sintomi. Noi, invece, stiamo bene, ma non possiamo tornare a casa. Tra l'altro il personale di servizio è sparito, non puliscono più le camere. Ci hanno detto che dovremo restare qua 15 giorni in quarantena, nella speranza di non essere contagiati. Ci sentiamo in gabbia con un leone, il virus, che dorme e potrebbe svegliarsi da un momento all'altro». I familiari degli anconetani si sono messi subito in contatto con l'ufficio di crisi della Farnesina, il consolato e l'ambasciata di Colombo, capitale dello Sri Lanka. Ma ancora non sono arrivate risposte e i turisti dorici restano là, in quell'incubo chiamato Maldive.
 
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