Le scuse e il passo indietro del prof "negazionista": «Sono stato male interpretato, il Covid esiste»

Le scuse e il passo indietro del prof "negazionista": «Sono stato male interpretato, il Covid esiste»
Le scuse e il passo indietro del prof "negazionista": «Sono stato male interpretato, il Covid esiste»
di Talita Frezzi
4 Minuti di Lettura
Venerdì 13 Novembre 2020, 09:15

JESI - Il prof di matematica e fisica del Liceo Classico “Vittorio Emanuele II” Matteo Cesaroni, al centro della bufera per i messaggi whatsapp inviati agli studenti in cui negava l’emergenza sanitaria Covid-19 e liquidava la pandemia come una grande «rottura di scatole», fa dietro front.

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«Non sono un negazionista», precisa in una lunga lettera in cui cerca di spiegare le sue motivazioni. 

La lettera

«Mi sento in dovere di chiarire le cose dette tramite messaggio nel gruppo WhatsApp che ho con i ragazzi di terza e quarta - scrive il prof -.

Mi rendo conto che poche righe possono essere largamente fraintese se lette da persone che non mi conoscono, mentre i ragazzi a scuola ne hanno capito sicuramente il senso tanto che effettivamente nessuno ha pensato veramente di accogliere la mia idea provocatoria di fare la didattica digitale di fronte alla scuola», sottolinea alludendo all’invito rivolto agli studenti. 

Le competenze

«Io sono laureato in Fisica, e sicuramente la medicina o la microbiologia non sono la mia materia di studio, e tutto ciò che ho detto nel messaggio riguardo la veridicità dei tamponi, o l’efficacia e l’interazione dei vaccini col nostro corpo l’ho appresa da dottori o scienziati che hanno diffuso notizie attraverso Internet. Mi riferisco in primis al premio Nobel Luc Montagnier medico virologo e biologo e allo scienziato Stefano Montanari». Il primo nel mirino della comunità scientifica per le sue posizioni, il secondo denunciato dal Patto trasversale per la scienza per «propaganda antiscientifica».
«Sanno che io non sono un negazionista - spiega ancora il docente facendo marcia indietro - poiché il virus esiste, l’ho sempre detto, ma la cosa che ho voluto dire agli alunni è che probabilmente certe emergenze potevano essere affrontate diversamente, con più consapevolezza scientifica (per esempio, stare seduti nei banchi senza mascherina si può, in piedi nella stanza obbligatoriamente con la mascherina…regole poco chiare a livello scientifico). Io ci tengo molto alla scuola e al benessere degli alunni, e questa mia dedizione è stata sempre ripagata dall’abbondante consenso che ho da parte loro. È un periodo però che ho visto i volti degli alunni piano piano spegnersi ed appassire come se fossero stravolti da eventi da loro incontrollabili, quindi, abbastanza ingenuamente da parte mia, ho pensato di invitarli a fare qualcosa che non doveva essere vista come protesta, ma solo un segno della loro esistenza all’interno di questo Sistema». «La mia - continua il prof - era una provocazione per cercare di tirare un po’ su il morale a ragazzi frastornati dagli eventi consapevole che non avrebbero mai seguito le mie parole».

Le scuse 

Conclude: «Il mio era solo un incitamento all’informazione su più canali, cosa che penso sia fondamentale per la crescita di una mente critica. Mi sento di dover chiedere scusa a tutti i genitori che si sono sentiti coinvolti negativamente dalle mie parole, che non avevano intenzione di offendere nessuno, e anche alla scuola dove lavoro per aver creato, tramite fraintendimenti, un’immagine negativa dell’educazione scolastica». 

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