Ancona, lo sfogo dell'infermiera: «Fino a ieri eroi, calato l'allarme Covid tornano subito gli insulti»

Ancona, lo sfogo dell'infermiera: «Fino a ieri eroi, calato l'allarme Covid tornano subito gli insulti»
Ancona, lo sfogo dell'infermiera: «Fino a ieri eroi, calato l'allarme Covid tornano subito gli insulti»
di Federica Serfilippi
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Venerdì 24 Aprile 2020, 04:05

ANCONA - Da eroi del coronavirus agli insulti appena la tempesta pare passata: durissimo sfogo di un'infermiera. «Ma quali eroi, tutto è tornato come prima. Abbiamo dimostrato tanto in quest’emergenza per ottenere cosa? Era una guerra prima, lo è anche adesso». Sono le parole contenute in lettera scritta dall’anconetana Cinzia D’Arcangelo, infermiera della clinica Cardiologica di Torrette. L’agosto scorso a Palombina ha salvato la vita a una bagnante in choc anafilattico sotto l’ombrellone.

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Da qualche giorno è tornata nel “suo” reparto di dopo la chiusura dell’area Covid in cui ha prestato servizio per oltre un mese. Nella lettera al premier Conte e al governatore Ceriscioli, c’è il racconto dell’esperienza accanto ai malati, la paura di portare il virus a casa, dai propri cari, e la delusione per essere tornata a una normalità dove nulla sembra essere cambiato per gli infermieri. 
 
«Nell’area Covid – racconta nella lettera Cinzia - la paura voleva prendere il sopravvento, ma non gliel’ho permesso. Mi sono armata di coraggio e con i miei colleghi abbiamo fatto squadra. Abbiamo pianto, sudato, riso, ma abbiamo soprattutto lavorato tanto, rinchiusi in quelle tute. Solo chi lo ha vissuto può capire quanto male provoca questo virus. Noi infermieri siamo entrati nell’emergenza a testa bassa e siamo usciti a testa alta, poiché ogni tampone risultato negativo è stato anche merito nostro». Dopo un mese ha fatto rientro nel reparto di Cardiologia, dopo la chiusura dell’area Covid in cui operava: «Quando ho ricevuto la telefonata del cambio ho pianto perché voleva dire che avevamo vinto una piccola battaglia in una guerra di portata mondiale». Nel reparto di competenza «ci sono volute appena 12 ore per subire degli insulti. È molto triste dopo aver lavorato tanto, dal punto di vista fisico ma soprattutto psicologico, sentirsi dare della “brutta”, vedere pazienti che si rifiutano di mettere la mascherina perché dicono che non serve a nulla, vedere pazienti che faticano a rispettare i protocolli per la salvaguardia della loro salute. Mi fa male raccontare tutto questo, ma mi provoca tanta rabbia per la grande mancanza di rispetto che sicuramente adesso come non mai meriteremmo. Ripeto, non mi aspettavo nulla, solo un po’ di comprensione in più dopo tutto quello che abbiamo passato. Non apro nemmeno il discorso remunerativo, perché questo lavoro lo si fa per passione. Speravo che qualcosa cambiasse per noi infermieri, invece no». Il riferimento implicito è ai venti milioni promessi dalla Regione Marche al personale sanitario impegnato nell’emergenza. Stando al sindacato Nursind, agli infermieri spetterebbero 5,16 euro lordi a giornata lavorativa, soldi legati all’indennità di malattie infettive e non al premio corrisposto dalla Regione.

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