Ancona, rivolta delle discoteche per rinvio e regole: «Distanziati di due metri in pista? Impossibile»

Ancona, rivolta delle discoteche per rinvio e regole: «Distanziati di due metri in pista? Impossibile»
Ancona, rivolta delle discoteche per rinvio e regole: «Distanziati di due metri in pista? Impossibile»
di Andrea Maccarone
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Sabato 13 Giugno 2020, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 10:03

ANCONA - Le discoteche insorgono contro il protocollo varato dal governo per la riapertura. La categoria rappresentata dal Silb (Sindacato Italiano Locali da Ballo) prepara un documento che sarà presentato agli organi regionali competenti nelle prossime ore. Nella bozza si chiede il decadimento di alcuni vincoli, tra cui il distanziamento di due metri per il ballo in pista e il servizio unicamente al tavolo per la somministrazione di bevande. 



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Dopo la doccia fredda del rinvio dal 15 giugno al 14 luglio per la ripartenza dell’intrattenimento danzante, a non convincere i gestori è proprio il protocollo sicurezza. «Sono norme inapplicabili – commenta Francesco Rossetti del Mamamia – chiediamo di essere parificati alle altre attività commerciali a cui è richiesto il distanziamento di un metro». Ma poi, chi dovrebbe controllare che durante il ballo venga rispettato anche il metro di distanza? Su questo punto il dibattito è apertissimo.
 
«Le discoteche sono tutte dotate di un servizio di security – afferma Luigi Sivolella, ex operatore del settore e oggi dipendente del Gruppo Unika che si occupa di sicurezza nei locali – ma si tratta comunque di privati cittadini, che secondo la normativa vigente dovrebbero rispettare lo stesso distanziamento sociale. Dunque, in caso di aggressione, non potrebbero avvicinarsi per svolgere la loro funzione». 
Il documento 
Nell’ultimo dpcm sulla riapertura dei locali da ballo si rimanda ai governi regionali la possibilità di derogare alcune limitazioni. Ed è su questo che fa appello il Silb Marche, per chiedere alla Regione di rivedere la parte sulle restrizioni riguardanti la capienza, la somministrazione e il distanziamento. «Nel documento si pone l’accento sulle misure integrative per la prevenzione del contagio da virus nel settore locali da ballo e intrattenimento – spiega Rossetti – fatto chiaro che restano in vigore tutte le prescrizioni sulla sanificazione degli ambienti, chiediamo che siano modificati alcuni punti». Infatti il decreto prevede un limite di massimo mille persone per le discoteche all’aperto. «Ma noi abbiamo una capienza legale superiore per i giardini esterni – commenta Rossetti – non è comprensibile imporre un limite unico di capienza per tutti». E l’altro nodo da sciogliere riguarda la somministrazione al bar. «Noi abbiamo messo degli adesivi a terra per indicare il punto in cui dovrà posizionarsi il cliente – spiega Aldo Ascani, art director dello Shada Beach Club di Civitanova – se la regola vale per un normale bar diurno, non vedo perché non debba essere applicata anche ai bar delle discoteche invece di imporre la somministrazione al tavolo. Poi resta incomprensibile la questione sul distanziamento in pista. In questo modo i gestori dovranno assumersi tutti i rischi del caso». 
Le perplessità
Il ballo in sicurezza Ciò che lascia perplessi i gestori è proprio la questione sulle distanze da far osservare ai clienti durante il ballo. «E’ assurdo – commenta Ascani – come facciamo a controllare che le persone stiano a due metri gli uni dagli altri mentre ballano? E’ ridicolo». Più che altro, chi dovrebbe andare a redarguire i “ballerini” distratti? «La security dei locali da ballo svolge un ruolo di sicurezza sussidiaria – afferma Luigi Sivolella – siamo come delle telecamere viventi.

Dobbiamo intervenire in caso di necessità, oppure avvertire le forze dell’ordine quando il caso lo richiede. Ma siamo pur sempre privati cittadini, non pubblici ufficiali. I nostri operatori sono impegnati anche nei locali di Piazza del Papa ad Ancona. Ci occupiamo di garantire un divertimento sicuro per quel che concerne l’area privata dei locali. Ma per gli assembramenti al centro della piazza non possiamo farci nulla».

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