Torrette, ultimo paziente Covid e 4.500 interventi da recuperare: corsa contro il tempo

Torrette, ultimo paziente Covid e 4.500 interventi da recuperare: corsa contro il tempo
Torrette, ultimo paziente Covid e 4.500 interventi da recuperare: corsa contro il tempo
di Lorenzo Sconocchini
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 10 Giugno 2020, 03:40 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 00:34

ANCONA - Una traversata lunga più di 100 giorni, dal primo ricovero per Coronavirus del 26 febbraio al paziente-ultimo rimasto ieri nella nell’area semi-intensiva della cittadella sanitaria di Torrette, dopo che gli due ultimi pazienti ricoverati in rianimazione hanno avuto doppio tampone negativo e saranno trasferiti in altri reparti. Gli Ospedali Riuniti di Ancona hanno cambiato pelle una prima volta nelle settimane dell’emergenza acuta per trasformare reparti di ogni genere in aree Covid, aprendone dieci in ogni spazio reso disponibile dai prodigi dell’ingegneria ospedaliera per ospitare fino a 220 pazienti contagiati, in arrivo anche da altre province. Missione compiuta, a costo di sacrificare necessariamente il resto dell’attività, ridotta all’essenziale, agli interventi chirurgici e alle prestazioni davvero indifferibili.

LEGGI ANCHE:

Tornare a stringersi la mano dopo la pandemia? Per gli epidemiologi bisognerà aspettare almeno un anno

 
Nel trimestre marzo-maggio, prima che l’epidemia allentasse del tutto la presa sugli ospedali, il polo di Torrette ha garantito 4.500 interventi chirurgici, la metà rispetto ai 9.000 del corrispondente periodo del 2019. Tra i settori più interessati dalla contrazione (-326 interventi) l’Ortopedia che nel 2017 operò Valentino Rossi dopo una brutta caduta. E la stessa riduzione, intorno al 50%, ha interessato gli esami e le visite specialistiche.
Ma da fine aprile l’ospedale regionale di Torrette sta subendo una seconda metamorfosi, quella del ritorno verso la normalità. Un percorso più veloce del previsto, bruciando le tappe rispetto alle previsioni, doverosamente caute, previste nella determina della direzione generale che il 24 aprile rimodulava l’assetto organizzativo dell’azienda ospedaliera indicando per il primo giugno una riduzione del 40% dei posti Covid, «in funzione della ripresa delle attività di ricovero/Day hospital sospesa e dell’ampliamento delle attività ordinarie ridotte».

Perché il sistema Torrette, polo regionale per l’assistenza sanitaria di secondo livello con ben 16 specialità, ha resistito a una torsione estrema, che l’ha costretto ad arroccarsi nella trincea anti-virus. Prima dell’emergenza gli ospedali Riuniti di Ancona avevano 955 posti letto distribuiti tra la cittadella sanitaria di Torrette (780) e il materno-infantile Salesi (175). Nella fase critica di fine marzo, con i reparti Covid aperti a Torrette, l’ospedale regionale è sceso a 470 posti, 220 dei quali dedicato ai malati di Coronavirus, tra i primi del Centro Italia per pazienti infetti assistiti. Si è partiti potenziando la rianimazione, poi allestendo il triage esterno al pronto soccorso per sospetti Covid e definendo direttrici protette. Le aree per pazienti infetti sono salite dal pianterreno fino al sesto piano, concentrando l’unità Covid nel silo 1. Poi la frontiera anti-virus s’è allargata alla palazzina di Malattie infettive, con altri 40 posti.

Dalle 17 postazioni iniziali di terapia intensiva, si è saliti a 47, una prima linea allestita per salvare la vita ai pazienti più gravi che ha assorbito più medici e infermieri che nei reparti non intensivi. Per questa carenza di personale si sono persi più di 300 posti letto, perché gli Ospedali Riuniti hanno dovuto affrontare l’emergenza senza rinforzi, a parte i 101 infermieri assunti su chiamata in tempi rapidi e qualche unità della task-force di medici inviata dalla Protezione civile nelle Marche. Un oncologo, un nefrologo e un immuno-ematologo, mentre i rianimatori erano stati inviati a Marche Nord. Per tutta la sanità no Covid dell’ospedale regionale - alte specializzazioni che spaziano dalla neurochirurgia all’oncologia, dalle patologie cardiovascolari all’ematologia, dai trapianti alla traumatologia a molte altre - nella fase acuta erano rimasti 270 posti letto e metà blocco operatorio, visto che 10 sale su 20 erano state attrezzate per la terapia intensiva di contagiati. Gli effetti si vedono nel confronto con il 2019: 4.500 interventi chirurgici in meno, praticamente la metà di quelli svolti nello stesso trimestre nell’era pre-Coronavirus, con cali distribuiti in tutti i settori: cardiochirurgia (-150), Ortopedia (-326), urologia (-230), chirurgia generale (-250), chirurgia vascolare (-350) e altri ancora.

Adesso si cerca di recuperare terreno.

Già lunedì scorso sono stati riattivati 40 posti e l’ospedale di Torrette è tornato sopra quota 500 letti occupati. Ma anche quando si tornerà a regime, ci saranno 100 posti in meno per rispettare le regole di distanziamento (almeno un metro e mezzo tra pazienti) fissate come precauzione anti-contagio. Poi in estate si comincerà a smaltire l’arretrato, i 4.500 interventi non eseguiti. C’è un’altra impresa da realizzare, dopo aver rialzato la testa dallo tsunami dell’epidemia. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA