Spunta il rebus delle spiagge libere: «Ma chi pagherà i controlli?»

Spunta il rebus delle spiagge libere: «Ma chi pagherà i controlli?»
Spunta il rebus delle spiagge libere: «Ma chi pagherà i controlli?»
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Domenica 19 Aprile 2020, 15:00
SENIGALLIA -  Il nodo delle spiagge libere che rischiano di gravare sui comuni. Se resteranno aperte infatti l’ente dovrà provvedere ad un servizio di vigilanza e sanificazione, per fare in modo che i bagnanti rispettino le distanze e si attengano alle regole proprio come avviene negli stabilimenti balneari. 

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Ancora non è stato deciso niente per le spiagge libere, del resto però non si sa nulla nemmeno per le concessionate. «E’ necessario un protocollo anche per le spiagge libere – interviene Filippo Borioni, presidente regionale di Oasi Confartigianato – dovranno essere sorvegliate e controllate dall’Amministrazione comunale altrimenti si pongono come nulle le misure sanitarie che verranno, giustamente, predisposte dalle imprese a garanzia delle sicurezza degli avventori».

Non è il tema principale per i balneari ma va comunque inserito in agenda perché venga considerato. Al momento non se n’è parlato ma non si sa granché nemmeno di ciò che accadrà per gli stabilimenti perché di concreto non c’è ancora nulla. Intanto gli operatori stanno sistemando senza sapere cosa li attenderà. Hanno trovato una spiaggia un po’ stravolta, con molta sabbia arrivata fino al muretto. Una forte erosione eolica che non si vedeva da tempo. «Sono eventi straordinari ed improvvisi – racconta Marco Baldelli Montagna, Bagni Firmina – che si verificano quando tira il vento forte senza piovere prima. C’è stato anche disordine nel mettere le paratie, alcuni le hanno altri no, e anche la fascia di massimo ingombro è fatta di cabine e office non tutti allineati». 

Insomma il vento non trova una barriera compatta in grado di contrastarlo e la sabbia quindi vola lontano. «Il vento è inesorabile – prosegue - però se tutti mettessero paratie su una linea retta si potrebbe evitare tanto lavoro. Per il resto sistemiamo nell’incertezza, sappiamo solo che gli ombrelloni dovranno essere distanziati per il resto vedremo». I bagnini stanno pulendo le concessioni senza nemmeno sapere se riaprire converrà davvero ma loro ce la stanno mettendo tutta. «Il tempo dirà se saremo stati all’altezza di questa sfida drammatica – prosegue Enzo Monachesi, Bagni Piccolo Lido -. Sarà durissima superare i danni economici e sociali che accompagneranno l’emergenza sanitaria. Da soli non ci riusciremo mai, serviranno un’Europa altruista che riscopra lo spirito di servizio, così come un Governo nazionale ambizioso e che non dimentichi nessuno ma serviremo anche noi, perché mi hanno insegnato che non si può solo chiedere agli altri, è necessario anche che ognuno faccia bene i compiti a casa propria. Parlando poco e lavorando tanto come facciamo da sempre noi balneari». 


Molti però sono sfiduciati. Nonostante siano partite Iva c’è chi ancora non ha ricevuto i 600 euro promessi e dalla banca non ha saputo come fare per ottenere il prestito. «La gente di mare è abituata ad affrontare le tempeste peggiori – conclude Monachesi – però abbiamo bisogno di un segnale che ci diano indicazioni. Non sappiamo nulla: o ci fanno lavorare o ci tengono chiusi ma ci danno risorse per sostenere la famiglia. Basta saperlo». 
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