Test sierologico all'ospedale di Torrette: sono positivi 6 dipendenti su 100

Test sierologico all'ospedale di Torrette: sono positivi 6 dipendenti su 100
Test sierologico all'ospedale di Torrette: sono positivi 6 dipendenti su 100
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Venerdì 15 Maggio 2020, 10:51

ANCONA  - Meno del 6% dei dipendenti di Torrette è risultato positivo al test sierologico e chi ha contratto il virus è guarito senza necessità di cure, tant’è che 220 contagiati su 221 hanno poi avuto tampone negativo. I risultati del percorso diagnostico integrato molecolare clinico, a cui ha accettato di sottoporsi il 90,4% degli operatori (3.885 su 4.297) dell’ospedale regionale, sono stati illustrati in una videoconferenza tenuta dal d.g. Michele Caporossi e dimostrano, come ha rimarcato il direttore amministrativo Antonello Maraldo, che «nessun lavoratore è mai stato esposto a rischi, nonostante le accuse che ci vengono mosse, e nella nostra struttura non sono mai mancati i dispositivi di protezione». 

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Gli Ospedali Riuniti si sono fatti promotori di una sperimentazione «tra le più importanti in Italia nel percorso diagnostico integrato perché condotta su quasi 4mila persone», ha spiegato Caporossi. E i risultati sono stati sorprendenti, secondo il governatore Luca Ceriscioli intervenuto per annunciare che «per la terza fase sanitaria è prevista una specifica delibera che regolamenterà una serie di attività più diffuse sul territorio, compreso l’uso su larga scala dei test sierologici. Prezioso sarà il contributo dell’azienda di Torrette per affinare strumenti e percorsi. Dal 18 maggio, infatti, saranno attive molte imprese e dal 29 anche gli stabilimenti balneari. Da questi settori arrivano richieste di poter seguire il percorso del test sierologico e sarà nostra cura renderlo più semplice e accessibile». 

Si prenderà spunto dalla ricerca condotta a Torrette, dove il 5,7% dei dipendenti erano positivi in prima istanza al test sierologico (221 su 3.885 prelievi), percentuale che si abbassa al 3% per il personale amministrativo, «ma poi tutti sono risultati negativi al tampone oro-faringeo, tranne un caso particolare che - ha rilevato il direttore di Malattie Infettive, Marcello Tavio - per due volte è stato negativo al tampone e sarà oggetto di studio. La sperimentazione ha dimostrato come le misure di prevenzione adottate hanno funzionato».

Sì perché dal 9 aprile, quando sono cominciati i test, «non abbiamo più registrato casi: con una rapida gara pubblica in 3 giorni abbiamo acquistato la tecnologia che ci ha permesso di svolgere l’indagine sierologica», ha aggiunto Marco Moretti, direttore di Medicina di laboratorio. Marcello D’Errico, preside della Facoltà di Medicina, ha evidenziato che «all’inizio della pandemia si è dato basso peso agli asintomatici, calcolati attorno all’1-2%, quando oggi si attestano al 23%», senza trascurare «un fattore culturale - ha aggiunto Stefano Menzo, responsabile della Virologia di Torrette -: la maggior parte dei contagi sono avvenuti nella fase iniziale, quando nessuno sapeva a cosa stavamo andando incontro». 
Ad ogni modo, per Alfio Ulissi, responsabile di Medicina del lavoro, che ha partecipato alla videoconferenza con il direttore sanitario Alfredo Cordoni e il responsabile della Direzione medica Leonardo Incicchitti, «una percentuale così bassa di contagiati è il frutto della formazione e del corretto uso di Dpi: tutti i lavoratori sono tornati al loro posto non appena hanno ricevuto la negatività al tampone, senza bisogno di cure». 

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