Fincantieri, si riparte, la dura reazione della Fiom: «Incoscienti, troppi rischi inutili»

Fincantieri, si riparte, la dura reazione della Fiom: «Incoscienti, troppi rischi inutili»
Fincantieri, si riparte, la dura reazione della Fiom: «Incoscienti, troppi rischi inutili»
3 Minuti di Lettura
Domenica 19 Aprile 2020, 04:10
ANCONA - Si riparte domani, lo sguardo torvo sopra la mascherina e la tuta blu. Le porte di Fincantieri riaprono al 9% della forza lavoro, le maestranze direttamente impegnate nella realizzazione degli scafi. All’arsenale c’è da battere il ferro, che non può raffreddarsi troppo perché poi riprendere il largo della produzione diventerebbe complicato. A renderlo incandescente, ancor prima dei colpi della prima schiera dei lavoratori richiamati all’ordine, ci pensa la Fiom-Cgil, che alza un muro contro la decisione dell’azienda, controcorrente- rimarca - rispetto a quanto previsto dal decreto del Governo per Covid 19 che fissa al 4 maggio la data per rimettere in moto i cantieri. 

LEGGI ANCHE:  Il nobel per la medicina Montagnier: ««Coronavirus manipolato in laboratorio, rilasciato a Wuhan per sbaglio. Ecco perché»

 
Andiamo con ordine. Ripartire: è il diktat di Fincantieri. Non c’è più tempo da perdere, bisogna mantenere i programmi e ricominciare, anche per un effetto domino di sopravvivenza: per ogni attività ce n’è un’altra annessa, dal mondo alberghiero alla catena alimentare. C’è un mondo che gira attorno alla cittadella del cantiere dove, al pari di tutti gli altri stabilimenti e sedi direzionali italiani, domani torna l’attività. Sotto il Duomo clangori e sirene saranno ovattati. Perché il riavvio, molto graduale, riguarda 180 lavoratori, oltre ad alcuni dipendenti di ditte di servizi (pulizie, manutenzione, ponteggi) per circa 100 unità. Rispetto agli abituali ingressi complessivi di 3.000 persone siamo a circa al 9% della forza lavoro totale. L’unica attività di produzione sarà quella dell’officina navale con 50 operai, divisi su due turni così come tutto il personale, in modo da spalmarlo nella giornata. Il contingentamento degli ingressi consentirà di seguire alla lettera le regole di sicurezza: la continua sanificazione degli ambienti, la misurazione della temperatura corporea a chi entra in cantiere, la suddivisione in più turni, tempi e presenze calibrate a mensa, percorsi dedicati.

Questo il primo passo sulla road map che - nel quadro normativo attuale - prevede la ripresa a step, per arrivare a maggio con il tutti dentro. Sulla cornice resta valido l’accordo siglato a livello nazionale con i sindacati per la cassa integrazione fino al 3 maggio e il mantenimento dello smart working per le figure di livello tecnico amministrativo che possono continuare il lavoro da casa: dagli impiegati ai progettisti. La riapertura del cantiere non è frutto di un accordo sindacale. Giovedì scorso l’azienda ha inviato la comunicazione ai prefetti dei territori che ospitano gli stabilimenti, e in precedenza nel caso di Ancona al presidente della Regione Ceriscioli. 

«Non c’era nessuna necessità di aprire prima del 4 maggio come indicato nel decreto legge». Il segretario della Fiom-Cgil Marche Tiziano Beldomenico mostra i muscoli. «Ieri mattina (venerdì, ndr) Fincantieri ci ha convocati per la ratifica della cassa integrazione fino al 3 maggio con possibilità di proroga al 18 e ci ha anticipato la riapertura. Ma è una forzatura». Di più, incalza Beldomenico. «Riaprire è da incoscienti, il rischio è troppo alto». Spiega: «La stagione croceristica del 2020 è già finita, gli armatori hanno le navi ferme nei vari porti nel mondo, non credo abbiano fretta di prendere quelle in costruzione». 

Beldomenico parla di «rientro al lavoro di 350 tra diretti e ditte in appalto». La Fiom voleva ricominciare il 4 maggio. «E in modo graduale, i lavoratori devono abituarsi a stare con la mascherina otto ore al giorno». A proposito di mascherine: «Quelle in dotazione sono certificate, ma scadenti». E sulle condizioni di lavoro in salita: «Senza considerare che di fronte al cantiere ci saranno due container di lamiera, dentro serpentoni di dipendenti che prima di entrare devono misurarsi la temperatura con gli scanner. Lì fra dieci giorni faranno 100 gradi. Non c’è rispetto per questa gente».
© RIPRODUZIONE RISERVATA