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A trovarla senza vita, il compagno che dopo aver lanciato l’allarme al 118 a sua volta è stato ricoverato in ospedale e intubato per le gravi condizioni. Elia stava male, lottava contro i sintomi di quel nemico invisibile che è il Covid-19 anche se di fatto non le era stato diagnosticato. Una malattia che progressivamente l’ha indebolita e debilitata, fino al tragico epilogo.
«Questa tragedia mi riempie gli occhi di lacrime di rabbia – dice Alberto Beltrani referente della Funzione pubblica Cgil Marche – ero a conoscenza del suo caso e di quello delle altre quattro lavoratrici di Villa Adria messe in quarantena».
«Il suo ultimo sms mi è arrivato il 23 marzo – conclude Beltrani –. Elia mi scriveva che non era mai stata così male e che finalmente dopo tante richieste, la sua dottoressa aveva prenotato il tampone, ma non lo aveva ancora fatto. Si poteva intervenire prima perché Elia è morta in casa, oggi (ieri per chi legge, ndr.) senza che si sappia di cosa, se di Covid-19 o no. Ho avvisato i Carabinieri della Compagnia di Osimo e il Commissariato, vi è una situazione medico legale da accertare». Conclude Beltrani: «Non possono cremare la salma senza gli opportuni accertamenti sanitari. Penso solo che se si fosse diagnosticato subito il virus, forse si poteva intervenire e magari salvarla».
Oggi il dolore dei colleghi e degli amici di Elia, ricordata come una donna dolce e sensibile, che aveva dedicato la sua vita agli altri. Una personalità delicata e ricca di sfumature, con un occhio compassionevole a chi soffre e chi versa in difficoltà.
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