Buoni spesa con bluff: quattro richieste su 10 senza averne il diritto. ​Scoperti dai servizi sociali 1.200 furbetti: anche 7 domande in un giorno

Buoni spesa con bluff: quattro richieste su 10 senza averne il diritto. Scoperti dai servizi sociali 1.200 furbetti: c’è chi ha presentato 7 domande in un giorno
Buoni spesa con bluff: quattro richieste su 10 senza averne il diritto. ​Scoperti dai servizi sociali 1.200 furbetti: c’è chi ha presentato 7 domande in un giorno
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Lunedì 20 Aprile 2020, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 21:10

ANCONA  - Un esercito di furbacchioni smascherati dal personale dei servizi sociali. È lo scenario che si delinea attorno all’assegnazione dei buoni spesa da consumare nei supermercati e negozi in genere che hanno aderito a questa iniziativa proprio per aiutare quei nuclei familiari in difficoltà a causa del Covid19. Su 2850 domande pervenute in comune circa 1.200, più di 4 ogni 10, sono finite nel cestino in quanto prive di requisiti. I finti poveri le hanno provate davvero tutte: c’è chi è arrivato a cambiare lo stato di famiglia, chi si è inventato figli a carico e spicca per la perseveranza nel tentare l’inganno una persona che, pur non avendo diritto ai buoni, è riuscito nell’impresa di presentare sette volte la domanda nell’arco di una giornata. 

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Furbetti sia italiani che stranieri, puntualmente smascherati proprio dal personale dei servizi sociali. Tanto che da oggi si cambierà metodo, come puntualizza l’assessore comunale ai Servizi Sociali Emma Capogrossi. «In questi giorni ci siamo ritrovati a far fronte ad una mole di lavoro che nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare - spiega -. I primi 200.000 euro in buoni spesa, visto il carattere d’urgenza e le difficoltà di molte famiglie, sono stati assegnati con buoni cartacei dopo opportuni controlli. Anche la Polizia Municipale ci ha dato una mano». Nel frattempo tutti gli esercenti che hanno aderito all’iniziativa in accordo con la ditta che poi monetizza i buoni, si sono dotati di una specie di Pos che gli permetterà da oggi di leggere la tessera sanitaria. «I prossimi 200.000 euro - annuncia l’assessore - saranno caricati proprio sulla tessera sanitaria che dovrà essere esibita assieme al documento di identità nel momento che la persona si presenta in cassa». 
Una modalità che dovrebbe scoraggiare usi non consentito dei buoni come quello tentato venerdì da due stranieri in un supermercato in zona Palombella. Dopo aver acquistato birra e gin per oltre 180 euro, hanno provato a pagare con un buono spesa, stoppati però dai cassieri. Un episodio che lo stesso assessore Emma Capogrossi non esita a condannare: «Faccio i complimenti al personale del negozio che ha applicato la normativa che non prevede l’acquisto con i buoni di sostanze alcoliche, tabacchi e merce ritenuta superflua. I buoni possono essere consumati solo per generi di prima necessità, chi li ha ritirati ha firmato dei documenti. I controlli vengono fatti sia dal comune che dalla ditta che poi deve rimborsare i commercianti. Se nello scontrino ci sono beni non consentiti, il buono non verrà monetizzato. Chi ha deciso di aderire a questa iniziativa ha firmato un accordo con il comune e ditta in cui è specificato quale tipo di merce può essere data con i buoni.

Gli scontrini saranno controllati voce per voce per scoprire eventuali anomalie».

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