L’assistenza ai disabili può riprendere: «Ma gli educatori faranno il tampone?»

L’assistenza ai disabili può riprendere: «Ma gli educatori faranno il tampone?»
L’assistenza ai disabili può riprendere: «Ma gli educatori faranno il tampone?»
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Giovedì 30 Aprile 2020, 07:01

ANCONA - Si riattiva l’assistenza ai disabili. Ma preoccupa la modalità di erogazione dei servizi previsti nel piano territoriale della Regione Marche. In particolare lo stato di salute degli operatori che entreranno in contatto con i ragazzi. Saranno preventivamente controllati? Verranno sottoposti al tampone prima di riprendere tutte le attività educative e laboratoriali? È questo il dubbio che solleva l’associazione Ragazzi Oltre, che si occupa di soggetti affetti da autismo. Due mesi di lockdown hanno fatto ripiombare i ragazzi autistici all’interno della loro bolla. Lo spettro della regressione è diventato realtà.

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«I nostri figli sono stati per troppo tempo lontani dai programmi terapeutici – afferma Silvia Mantini, presidente dell’associazione Ragazzi Oltre – e molti hanno manifestato segni di regressione. La Regione annuncia la ripresa dei servizi assistenziali, ma gli educatori sono stati sottoposti al tampone prima di farli tornare al lavoro?». È il quesito che affligge decine di famiglie. Soprattutto perché molte di esse necessitano del servizio di educazione domiciliare. «Non ci è sfuggito questo dettaglio – rassicura l’assessore ai servizi sociali Emma Capogrossi – ma certe disposizioni devono arrivare dalla Regione in accordo con l’Asur».

Particolare non da poco che, però, non è stato esplicitato nella nota emessa da Palazzo Raffaello. «I nostri ragazzi – aggiunge Silvia Mantini – sono già abituati al distanziamento sociale durante le attività laboratoriali nelle aziende. Resta da sciogliere il dubbio sulla sicurezza che è centrale». Le attività assistenziali rivolte ai disabili sono molte, alcune complesse. «Dunque necessitano di essere riformulate e declinate nelle più varie modalità – afferma l’assessore Capogrossi – su questo siamo già preparati. Basti pensare ai centri diurni dove non sarà possibile la compresenza di venti persone nello stesso spazio. Per questo abbiamo rimodulato il servizio su fasce orarie, potendo così diluire la presenza». 

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