Corinaldo, le trappole della Lanterna:
«Lo staff di Sfera doveva vigilare»

Corinaldo, le trappole della Lanterna: «Lo staff di Sfera doveva vigilare»
di Lorenzo Sconocchini
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Mercoledì 6 Febbraio 2019, 04:15
ANCONA Non solo la trappola mortale di un’uscita di sicurezza inadeguata, un percorso a ostacoli fatto di gradoni troppo alti, pendenze eccessive, uscite non abbastanza ampie e brusche svolte nel percorso verso la salvezza. Ma anche il trabocchetto di una falsa rappresentazione dell’evento, che avrebbe indotto molti genitori, la sera del 7 dicembre, a mandare i figli alla Lanterna Azzurra convinti che si trattasse di un concerto live con inizio a un orario accettabile, poco dopo le 22, organizzato per di più con la partecipazione delle scuole, e non una serata in discoteca con comparsata finale di un trapper da un milione e mezzo di followers.
Questo sostengono gli avvocati dei familiari delle sei vittime uccise nella calca della Lanterna Azzurra di Corinaldo, proprio mentre le perizie depositate dai consulenti in Procura stanno consegnando le prime verità dell’inchiesta.
 
Lunedì pomeriggio, durante un incontro con i magistrati titolari dell’indagine penale, i legali delle parti offese hanno illustrato le loro istanze per allargare i confini dell’inchiesta, ben oltre i dieci già indagati: il ragazzino sospettato di aver spruzzato lo spray al peperoncino, i quattro proprietari della discoteca, i due soci e l’amministratore unico della società Magic Srl, che gestiva il locale, il deejay ritenuto l’organizzatore di fatto dell’evento e il responsabile del servizio di sicurezza.
Ci sarebbero anche altri responsabili di quel finimondo, secondo gli avvocati delle vittime. Da ricercare anzitutto tra chi ha preso parte all’iter tecnico-amministrativo concluso con il rilascio nell’ottobre del 2017 delle autorizzazioni al locale, con il nulla osta della commissione di vigilanza sui pubblici spettacoli. Un via libera concesso senza obiezioni ad esempio sulla rampa dell’uscita numero 3, dove si è formata la calca e dove decine di persone sono cadute in un fossato per il cedimento delle ringhiere. Due corrimano laterali che, secondo la consulenza tecnica di parte riportata in una memoria dell’avvocato Luca Pancotti, legale della famiglia di Emma Fabini, sono risultati vecchi e non adatti a reggere la pressione. E anche sulle ampiezze delle uscite sembrano emergere carenze. Ma altre responsabilità sarebbero da individuare nell’entourage di Gionata Boschetti, in arte Sfera Ebbasta, il trapper che quella notte era atteso a Corinaldo per le 22 e 05 ma a mezzanotte e mezzo, prima che il locale fosse evacuato per l’aria irrespirabile, non s’era ancora presentato.
Chiedono di indagare nei confronti dello staff del trapper in particolare gli avvocati Federica e Romina Ferro, che assistono il marito e i quattro figli di Eleonora Girolimini, la mamma di 39 anni schiacciata nella calca mentre faceva scudo al alla figlia adolescente. Dietro l’attività del trapper, secondo quanto ricostruito dai legali, opera la società Thaurus Live, che organizza il tour di Sfera Ebbasta, le cui tappe vengono comunicate sul portale HipHopStrazTour. Per la data del 7 dicembre si indicava la presenza di Sfera presso la Lanterna Azzurra, oltre che all’Atromondo Studios di Riccione. L’agenzia del cantante, secondo la ricostruzione posta all’attenzione della Procura, ha utilizzato un promoter locale che a sua volta si è avvalso di studenti-pierre per allargare l’interesse, anche via social, a un’ampia rete di giovani e giovanissimi. Così molti studenti sarebbero stati indotti in errore, credendo di partecipare a una festa d’istituto, evento imperdibile per ragazzi delle Superiori. E lo stesso moltissime famiglie avrebbero autorizzato i figli a partecipare convinti di mandarli a una serata tra coetanei, con musica dal vivo e orari precisi. Durante i sopralluoghi fatti con i periti nella discoteca, si notavano su molti tavoli cartelli con le indicazioni delle scuole. E basta soffermarsi sulle bottiglie di vodka vuote, rimaste lì dopo la fuga, per capire che non era il luogo adatto per ragazzini di 14-16, l’età delle cinque vittime adolescenti.
Per questo i legali della famiglia di Eleonora chiedono di verificare, anche con indagini informatiche sui siti, se qualche istituto abbia omesso di vigilare sulla spendita illecita del proprio nome. E soprattutto insistono affinché la Procura indaghi sullo staff di Sfera Ebbasta: il produttore, partecipando con il promoter locale all’organizzazione dell’evento, definendo luogo, orario, tipo di spettacolo e modalità di promozione (anche fornendo materiale pubblicitario) non poteva ignorare i rischi relativi alla sicurezza e dunque doveva sincerarsi del rispetto delle norme sulla capienza e sul piano di evacuazione.
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