La trappola della Lanterna Azzurra, anche il sindaco tra i 9 a giudizio. Processo ai colletti bianchi che autorizzarono la discoteca

Le forze dell'ordine davanti alla Lanterna Azzurra di Corinaldo
Le forze dell'ordine davanti alla Lanterna Azzurra di Corinaldo
di Federica Serfilippi
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 23 Febbraio 2022, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 20:11

CORINALDO - Nessuna sorpresa: tutti a processo gli imputati che avevano deciso di non procedere con i riti alternativi per rispondere alle accuse derivate dalla strage alla Lanterna Azzurra. A sedersi davanti al giudice monocratico Francesca Pizii, il 3 giugno del 2022, saranno in nove. Ci sono i 6 componenti della Commissione di Vigilanza che nell’ottobre 2017 aveva rilasciato alla Lanterna la licenza di pubblico spettacolo, pur non avendone – stando all’impianto accusatorio – i requisiti tecnici e di sicurezza. 

La commissione era formata dal sindaco di Corinaldo Matteo Principi, Rodolfo Milani, rappresentante dei vigili del fuoco, Francesco Gallo dell’Asur Area Vasta 2 Senigallia, Massimiliano Bruni, perito esperto in elettronica, Stefano Martelli, responsabile del Servizio di polizia locale e Massimo Manna, responsabile dello Sportello unico attività produttive. 


I reati 
A processo, come decretato ieri dal gup Alberto Pallucchini, andranno anche Quinto Cecchini, uno dei soci della Magic srl (società che gestiva il locale), Francesco Tarsi, ingegnere ingaggiato dalla società stessa, Maurizio Magnani, tecnico della famiglia Micci, proprietaria dell’immobile. Questi ultimi due hanno posizioni marginali all’interno dell’inchiesta.

A vario titolo, si procede per questi reati: omicidio colposo plurimo (6 le vittime, di cui 5 adolescenti e una mamma di 39 anni), lesioni personali (circa 200 i feriti, di cui alcuni gravi), falso e disastro colposo aggravato dal fatto che il locale – dice la procura – non poteva essere destinato all’attività di intrattenimento e di pubblico spettacolo e non garantiva le necessarie condizioni di sicurezza in caso di emergenza.

Le parti civili, sostenute tra gli altri dagli avvocati Irene Ciani, Federica Ferro, Stefano Mengucci e Luca Pancotti, sono rappresentate principalmente dai familiari delle 6 vittime.

Nel corso della discussione, la procura aveva parlato di «una tragedia annunciata» causata, tra le altre cose, «da gravissime irregolarità strutturali» che rendevano la discoteca «inidonea» all’uso a cui era stata destinata.

Quella notte, l’8 dicembre del 2018, sarebbe dovuto arrivare a Corinaldo il trapper Sfera Ebbasta per un evento che aveva richiamato all’interno del locale («sopraffollato oltre ogni decenza» aveva detto la procura) una moltitudine di giovanissimi. 


I riti alternativi 
Il tribunale sta anche trattando quella parte di indagati che ha deciso di procedere con riti alternativi. C’è chi ha chiesto di patteggiare (sono in due), chi ha scelto l’abbreviato (sono in sette): in gruppo ci sono gli addetti alla sicurezza del locale, i proprietari dell’immobile, l’organizzatore di fatto dell’evento dell’8 dicembre e gli amministratori della Magic. Parallelamente, la Corte d’Appello sta trattando il secondo grado di giudizio della cosiddetta “banda dello spray”: sei rapinatori della Bassa Modenese sono stati in abbreviato condannati dal gup a scontare complessivamente 68 anni di carcere. La procura generale ha chiesto sei mesi in più per ogni imputato. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA