Lanterna Azzurra, Daniele Pongetti ha salvato un amico prima di essere travolto e ucciso dalla calca

La mamma del 16enne: "Quando sono arrivata era coperto da un lenzuolo, l'ho riconosciuto dalle scarpe"

Lanterna Azzurra, Daniele Pongetti ha salvato un amico prima di essere travolto e ucciso dalla calca
Lanterna Azzurra, Daniele Pongetti ha salvato un amico prima di essere travolto e ucciso dalla calca
di Federica Serfilippi
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Sabato 1 Aprile 2023, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 2 Aprile, 15:23

ANCONA - Ha tenuto in vita il suo amico, fermandosi ad aiutarlo nella calca e preoccupandosi di non fargli perdere conoscenza. Ma poi è stato travolto anche lui. Ed è morto sotto il peso di altri ragazzi in quella maledetta notte della Lanterna Azzurra. È a margine dell’udienza contro i colletti bianchi che ieri è emerso il retroscena legato a Daniele Pongetti, il 16enne di Senigallia che ha perso la vittima con altri 4 adolescenti e una mamma di 39 anni l’8 dicembre 2018, a Corinaldo

Il verbale

A testimoniare il gesto di Daniele sono le parole, messe a verbale dai carabinieri, di un suo amico, caduto sul lato sinistro della rampa dell’uscita numero tre dopo il crollo delle balaustre.

Aveva perso conoscenza. «Daniele mi ha dato alcuni schiaffi, solo grazie a lui mi sono ripreso. Saranno passati 15 minuti prima che riuscissi a liberarmi dal groviglio umano, avendo corpi sia sopra che sotto. Proprio in quei minuti Daniele è stato travolto da altri ragazzi». È stato il ragazzo sopravvissuto, ancora vivo forse anche grazie a Daniele, a praticargli il massaggio cardiaco, quando i loro corpi si erano poi liberati dalla calca. 


Daniele non ce l’ha fatta. La sua salma era stata coperta da un lenzuolo, adagiata sul piazzale esterno della Lanterna. «Appena arrivata - ha detto la mamma Donatella Magagnini, ascoltata ieri in aula - l’ho riconosciuto dalle scarpe». Sul volto aveva i segni dell’asfissia. «Come è cambiata per me la vita? Sono giornate spente, ma cerco di andare avanti giorno per giorno. Ci sono momenti in cui vorresti barattare la tua vita con quella di tuo figlio». L’avvocato di due imputati, il difensore Marina Magistrelli, le ha chiesto: «Sapeva che suo figlio ha salvato la vita a un ragazzo?». La mamma ha risposto di aver ricevuto, nei giorni dopo la tragedia, messaggi dove veniva detto che «Daniele aveva aiutato delle persone». 


Sul banco dei testimoni anche Paolo Curi, marito della 39enne Eleonora Girolimini. I due, che festeggiavano l’anniversario di matrimonio, erano andati alla Lanterna con la figlia Gemma, di 11 anni. «Pensavamo fosse un concerto - ha detto - non sapevamo neanche cosa fosse un dj set. Per me è stato un inganno». Curi è stato uno dei primi ad uscire dopo aver sentito il fastidio dello spray al peperoncino. «Eleonora e Gemma sono state le prime a cadere, sul lato destro della rampa. La balaustra era sfondata. Mia figlia mi ha indicato dov’era la mamma, c’era un groviglio umano». Quando la 39enne è stata tirata fuori, per lei non c’era più nulla da fare. «Prima di Corinaldo - ancora Curi, padre di 4 figli minorenni - c’era la vita, ora è sopravvivenza. L’equilibrio non è mai stato più ritrovato»

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