Strage in disco, i Ris alla Lanterna
Azzurra a caccia di prove e sostanze

Strage in disco, i Ris alla Lanterna Azzurra a caccia di prove e sostanze
di Lorenzo Sconocchini
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Sabato 22 Dicembre 2018, 10:18
ANCONA - Gli specialisti del Ris dei carabinieri lavorano al buio spalmando reagenti sul pavimento dove 15 giorni fa s’accalcavano forse più di mille persone, boccheggiando con la gola irritata e gli occhi che lacrimavano. Cercano tracce di capsaicina, il principio attivo del peperoncino, che lascia macchie fluorescenti visibili in assenza di luce. Si tratta forse della sostanza spruzzata all’interno della discoteca di Corinaldo, dove nella notte del 7 dicembre era atteso il trapper Sfera Ebbasta. È solo il primo atto della consulenza tecnica che le due Procure al lavoro sulla strage della “Lanterna Azzurra”, sei morti e un centinaio di feriti, hanno affidato per “accertamenti tecnici irripetibili”, con tutte le garanzie per i dieci indagati e le 23 parti offese finora individuate. Ma la terza perizia - dopo le autopsie e la consulenza informatica sui quattro telefonini sequestrati al 17enne indagato per omicidio preterintenzionale come presunto spruzzatore - quasi certamente non sarà l’ultima. Specie nel filone d’indagine sul piano di emergenza e di evacuazione della “Lanterna Azzurra”, dove sono indagati per omicidio colposo plurimo 9 tra proprietari, gestori del locale e responsabile della sicurezza.
  
I consulenti, il colonnello del Genio dei carabinieri Marcello Mangione e il professor Costanzo Di Perna, ordinario di Fisica tecnica ambientale alla facoltà dorica di Ingegneria, per ora devono verificare la rispondenza dei luoghi all’autorizzazione per il pubblico spettacolo rilasciata il 20 ottobre 2017 dallo sportello unico per le imprese dell’Unione dei Comuni Misa-Nevola, accertando se fossero rispettate le prescrizioni indicate nel piano di emergenza e di evacuazione approvato dalla Commissione unificata di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo. Ma potrebbe essere disposta un’altra perizia per valutare se le prescrizioni date dalla Commissione alla discoteca erano sufficienti a garantire sicurezza. «Per ora ci siamo limitati a chiedere se le prescrizioni indicate siano state osservate - spiegava ieri il procuratore capo Monica Garulli, che indaga con il sostituto Paolo Gubinelli -. Poi passeremo a valutare se quanto prescritto dalla Commissione fosse sufficiente o meno».
 
Altre consulenze riguarderanno il numero effettivo di spettatori, da appurare tramite un calcolo basato sulle immagini dei video girati poco prima della tragedia, ed è probabile che sia fatta anche una simulazione, portando “comparse” all’interno della discoteca sia per accertare le presenze effettive in una sala che poteva ospitare al massimo 459 persone, sia per ricostruire - ovviamente in sicurezza - le dinamiche dell’evacuazione. Ma prima si cerca di capire cosa abbia scatenato il caos. I consulenti tecnici al lavoro da ieri, affiancati dal Ris di Roma e dall’Arpam, avranno 50 giorni di tempo per scattare un’istantanea dello stato dei luoghi, evitando che possano alterarsi sia per la volatilità delle sostanze depositate all’interno che per l’azione degli agenti atmosferici nelle parti esterne, come i monconi in cemento della balaustra metallica sradicata dalla pressione della folla, ieri repertati con un dossier fotografico. Dopo i primi rilievi, concentrati sulle sostanze, nei prossimi sopralluoghi si smonteranno impianti di ventilazione e controsoffitti per valutare anche ipotesi alternative allo spray urticante. «Sappiamo che molti presenti hanno avvertito disturbi alla respirazione - parole del procuratore - e questo purtroppo ha generato una reazione scomposta e un esodo non ben organizzato. Ma non sappiamo l’origine del problema». Per questo i consulenti cercheranno sostanze anche nel sistema dei fumi coreografici, in quello di ventilazione e climatizzazione e nei congelatori e nei frigo della discoteca.
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