Così il commando ha fatto una strage
Minuto per minuto il blitz in discoteca

Così il commando ha fatto una strage Minuto per minuto il blitz in discoteca
di Lorenzo Sconocchini
6 Minuti di Lettura
Martedì 6 Agosto 2019, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 12:30

ANCONA - Così scrupolosi da premurarsi, prima di partire per le Marche, di telefonare a uno dei gestori della Lanterna Azzurra. «A che ora arriva Sfera Ebbasta, sicuro che lo vedremo?», più o meno le loro domande.

La banda dello spray era pronta ad armarsi: «Così lo lasci lì, non si muove più sicuro»

Così professionali da informare in anticipo il loro ricettatore di fiducia, avvisando che avrebbero fatto la solita razzia di catenine e dunque di tenersi pronto a trasformare i monili in contanti nel suo Compro Oro. E poi giù verso Corinaldo, divisi in due batterie, pronti a dare “gas gas, gas” - come mesi dopo continuavano a vantarsi delle loro imprese al peperoncino senza sapere di essere intercettati - in una discoteca in aperta campagna stipata all’inverosimile di ragazzini in attesa del loro idolo trapper.

Telefonini e Gps
La notte folle dei rapinatori della Bassa Modenese, la banda dello spray in cella da venerdì sera per la strage di Corinaldo, viene ricostruita minuto per minuto, chilometro dopo chilometro, dall’analisi delle celle telefoniche agganciate dai loro telefonini e dalle coordinate geografiche dei dispositivi Gps installati a bordo delle loro auto a fini assicurativi. Un’analisi minuziosa, a cavallo tra il 7 e l’8 dicembre, utile alla Procura e ai carabinieri del reparto investigativo di Ancona anche per dimostrare che, pur muovendosi autonomamente, le due batterie componevano un unico commando e dunque agivano condividendo lo stesso piano criminale e dunque le stesse responsabilità di quell’epilogo tragico. Per questo si tenevano in continuo contatto telefonico, come rileva il gip Carlo Cimini nell’ordinanza, sia durante il viaggio di andata e ritorno, che durante la permanenza nella zona della discoteca. Di particolare rilievo, secondo il gip «i contatti avvenuti nelle fasi immediatamente antecedenti e successive all’evacuazione del locale, verificatasi alle 00,45 dell’8 dicembre».

 
La chiamata al ricettatore
La loro spedizione verso le Marche ha un prologo nel pomeriggio del 7, quando alcuni della banda contattano Andrea Balugani, titolare di un Compro Oro a Castelfranco Emilia, secondo gli investigatori ricettatore di fiducia della banda, probabilmente - una prassi che poi emergerà dalle intercettazioni successive prima di altri colpi - per avvisarlo che nei giorni a venire avrebbero portato monili in oro scippati ai ragazzini. E poi alle 20 e 12, quando Badr Amouiyah e Raffaele Mormone, prima di partire per Corinaldo, contattano al cellulare Francesco Bartozzi, uno dei gestori della Lanterna Azzurra (il cui numero era nelle locandine dell’evento diffuse sui social) probabilmente per sincerarsi della presenza di Sfera Ebbasta a Corinaldo e ottenere informazioni sulle navette. «Gli indagati - scrive il gip - sono soliti contattare i locali designati, per ottenere informazioni sulla serata in programma».
La prima batteria, formata da Andrea Cavallari, Moez Akari e Souahib Haddada, si mette in viaggio da Modena intorno alle 20 e 30 e arriva alla Lanterna Azzurra poco prima di mezzanotte. La seconda parte da Castelfranco Emilia alle 21 e 24 del 7 dicembre sulla Lancia Y di Eros A., il componente della banda morto poi ad aprile in un incidente stradale, dove viaggiano anche Ugo Di Puorto, Raffaele Mormone e Badr Amouiyah, detto Badi. Arrivano a Corinaldo alle 23 e 50 e lasciano l’auto nel parcheggio interno della Lanterna Azzurra.

Il sovraffollamento
Due minuti prima del loro arrivo sulla Lancia Y, il telefonino di Amouiyah contatta quello di Haddada, che è già a Senigallia, vicino al casello autostradale, a un quarto d’ora dalla discoteca. Gli investigatori ipotizzano che le due batterie si siano sentite per sincerarsi del reciproco arrivo nella discoteca. Probabilmente entrano tutti insieme nel locale già affollato, pagando il biglietto e confondendosi tra le oltre 1.200 persone (presenze effettive accertate dalla Procura) stipate nella sala del deejay set, autorizzata per contenerne 459. Quello che gli sciagurati rapinatori di catenine combinano alla Lanterna Azzurra Clubbing, viene ricostruito nel dettaglio nell’ordinanza. Approfittando di un momento di confusione, con i fumi bianchi coreografici sparati dal palco in attesa dell’arrivo del trapper Sfera Ebbasta, uno della banda scarica al chiuso di quella sala strapiena una bomboletta di spray al peperoncino di tipo Diva da 50 ml. Si tratta - come dimostrano le analisi del Ris - di Ugo Di Puorto, 20 anni da compiere, campano di Aversa trapiantato nella Bassa Modenese, figlio di Sigismondo, detto Sergio, arrestato nove anni fa per presunti legami con il clan dei Casalesi e ancora in carcere. Sono le 00.45, come attestano i timer di alcuni video, quando lo spray inonda la discoteca con una nube di gas urticante che toglie il respiro e fa tossire e lacrimare.
In soli sei minuti succede il finimondo, perché alle 00.51 altre immagini mostrano l’interno della Lanterna vuoto. Ma la fuga verso l’esterno intanto si è trasformata in una trappola mortale, anche per le carenze strutturali rilevate poi nelle vie di fuga. Alle 00,49 le balaustre metalliche della rampa all’uscita 3, corrose dalla ruggine, cedono di schianto e decine di fuggitivi precipitano.

Il fossato infernale
Cadono in quel fossato infernale e muoiono soffocati dal peso di altri corpi (“asfissia della folla”, secondo i risultati delle autopsie) Benedetta Vitali, Daniele Pongetti, Mattia Orlandi, Eleonora Girolimini (mentre cerca di proteggere la figlia Gemma, 11 anni, sopravvissuta insieme al papà) e Emma Fabini, mentre un’altra ragazzina, Asia Nasoni, cade sugli scalini-trappola in fondo alla rampa e muore calpestata dalla folla. Altre 197 persone, di cui sette in coma, finiscono negli ospedali per asfissia, traumi da caduta e reazioni causate dallo spray urticante. Mentre si scatena quell’inferno, la banda di sciacalli della Bassa Modenese cerca di lucrare il più possibile dalla situazione di caos che ha innescato. Anzi, la razzia tra il pubblico di ragazzi comincia prima, alle 00.35, e alla fine saranno sei le collanine scippate. L’ultima, addirittura, dal collo di un soccorritore che sulla rampa numero 3 si sforza di tirare in salvo persone ammassate che stanno soffocando. Poi le due batterie scappano, sempre tenendosi in contatto. I traffici telefonici svelano che, dalle ore 00,47 all’1 e 12 Di Puorto, Mormone e Amouiyah tentano freneticamente di mettersi in contatto fra loro. La Lancia Y dove viaggiano, come rivela l’attivazione del Gps, accende il motore all’1 e 27, anche se per almeno 20’ resta tra il parcheggio e via Madonna del Piano, per la ressa che s’era creata tra l’evacuazione e l’arrivo dei soccorsi. L’altro gruppo parte alle 2 e 11 (ultimo aggancio alla cella di Corinaldo dei loro telefoni) e meno di un’ora dopo (3 e 08) è a Riccione.

L’epilogo con Sfera
Sulla via del ritorno la Lancia Y si ferma in una stazione di servizio dell’A14 dove, almeno secondo un’intercettazione ambientale del primo maggio, i reduci da Corinaldo incontrano proprio Gionata Baschetti, in arte Sfera Ebbasta, fermato in viaggio dalla notizia della tragedia. La banda pensa di rapinare anche l’artista. «Se non era stato per i morti te lo giuro, gliela facevo la collana, quella con la chitarra», ricorda Di Puorto.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA